Le lotte nell'edilizia sono la locomotiva per i diritti di tutti i lavoratori

di Red

 

Lo scorso lunedì 15 ottobre si è svolto una giornata di mobilitazione cantonale nel ramo edile nell’ambito del rinnovo contrattuale nazionale. La risposta dei muratori è stata imponente, con quasi 3'500 partecipanti al corteo di Bellinzona.

Ne parliamo con Enrico Borelli, segretario di Unia Ticino.

 

 

Enrico Borelli, quasi un edile su due ha partecipato al corteo di lunedi. Che lettura dare di questa grande adesione?

 

Direi che è la combinazione di una risposta operaia al virulento attacco padronale ai loro diritti e la capacità d’organizzazione del sindacato nel settore edile in Ticino. Lunedì gli edili hanno dimostrato che quando esiste la consapevolezza dei lavoratori di condividere delle condizioni materiali diverse dal padronato, di avere degli interessi diversi dalla classe padronale che invece mira a erodere i diritti dei salariati, è possibile qualsiasi risultato. Il corteo di lunedi è stata una risposta imperniata sulla solidarietà tra operai con statuti e impiegati in rami diversi, dall’impatto impressionante.

 

 

Sui cantieri ci sono muratori dal posto fisso, interinali e delle ditte subappaltanti. Come riesce il sindacato a organizzare collettivamente dei lavoratori con statuti diversi?

 

È certamente una sfida difficile, ma l’alta adesione di lunedì dimostra, una volta di più, che se esiste una strategia sindacale chiara e supportata da una presenza costante sui posti di lavoro, è possibile organizzare collettivamente i salariati anche in un contesto oggettivamente difficile. Il compito di un sindacato è costruire dei ponti tra lavoratori con statuti diversi, per arrivare a unire nella difesa dell’interesse collettivo. È quanto Unia Ticino prova a fare ormai da molti anni.

 

 

Il mondo del lavoro attuale, nel suo complesso, è molto frammentato, atomizzato, rispetto al passato. Trovare il punto comune d’interesse non è semplice…

 

Non è semplice, ma è possibile. Con la presenza costante del sindacato sui posti di lavoro si intercettano delle problematiche e si danno delle risposte concrete alle necessità dei lavoratori. Facciamo un esempio pratico. Se il sindacato interviene nei cantieri per interrompere i lavori quando le condizioni climatiche pregiudicano la salute, se fa rispettare le indennità previste quali tempo di viaggio oppure il giusto riconoscimento della qualifica del lavoratore, sia esso interinale, fisso o subbapaltante, si riesce a creare una coscienza di appartenenza al gruppo del singolo e l’utilità di un’organizzazione collettiva qual è il sindacato nel difendere le condizioni di vita e lavoro a cui sono confrontati. Questo approccio si potrebbe esportare in tutte le realtà professionali. Se altre organizzazioni sindacali lo adottassero, l’insieme dei salariati ne trarrebbe un beneficio enorme.

 

 

Durante il corteo ha detto: “Edili, voi dimostrate ancora una volta di essere la locomotiva del sindacato! La locomotiva dei diritti di tutti i lavoratori e lavoratrici”. Cosa intendeva dire con questa frase?

 

È una frase che rispecchia la realtà. I lavoratori dell’edilizia, grazie alla loro capacità di mobilitazione, sono riusciti a ottenere una serie di conquiste. Pensiamo al pensionamento. In un momento in cui l’età della pensione è sotto attacco in tutta europa, nell’edilizia svizzera si è riusciti a conquistare il prepensionamento a 60 anni, finanziato per due terzi dal padronato. Un diritto che si è poi esteso ad altri rami, sfruttando il ruolo di apripista del movimento edile. Paradossalmente, in un contesto difficile come quello odierno, nell’edilizia si è ottenuto il risultato di coinvolgere nel 2015 e nel 2018 anche le nuove generazioni. Giovani lavoratori che hanno ripreso il testimone del valore della lotta da chi li ha preceduti. Questo rappresenta un valore aggiunto del movimento operaio edile e sindacale.

 

 

La vertenza per il rinnovo del cnm è partita bene: imponenti cortei in Ticino e Ginevra. Anche il Canton Vaud sembra promettere bene quando la scorsa settiamana in un’assemblea di 1'300 operai ha già deciso due giorni di mobilitazioni a novembre. Come sarà il finale?

 

Difficile dirlo. È partita benissimo nelle tre regioni più dinamiche sindacalmente parlando, il cui approccio è molto simile. Discorso leggermente diverso nella Svizzera tedesca. L’auspicio è che l’esempio dato dalle tre regioni funga da stimolo anche nel resto del paese.