Ma quanto sei svizzero?

di Red

 

Il grottesco dei leghisti si manifesta sempre come un temporale. Non sai quando, ma sei certo che che ne arriverà sempre uno. Dalle parti della Lega è la stagione delle piogge.

 

Dopo il pantano in cui si è messa la Municipale leghista a Chiasso nella nota vicenda dei bambini usati in chiave polemica, e del conseguente rifiuto di “Mani per l’infanzia” - «l’offesa verso una famiglia e chi ha origini diverse non può essere sanata con un versamento in denaro» - arriva da Coldrerio il misuratore di purezza patria.

 

Il diritto di parola in questo Paese dovrebbe essere commisurato allo “spessore di svizzerità”, secondo il Municipale leghista Crivelli. L’onorevole - per usare un’espressione risalente a tempi in cui la parola “onore” aveva un’altro significato - si esprime sui media (www.ticinonews.ch/ticino/472544/vie-di-fatto-al-palapenz-io-non-ho-aggredito-nessuno) a proposito della serata turbolenta al Palapenz. Ne ha diritto.

 

Sostiene anzi di avere più diritto di altri. Questa affermazione si basa su una teoria che lo “statista” ha deciso di condividere: sarebbe possibile misurare il grado di essenza svizzera nell’animo di un cittadino.

 

Assodato che la Costituzione la si può interpretare a piacimento, grazie a questo rilevamento è possibile stabilire in che misura si abbia il diritto di esprimersi. Dunque «Se qualcuno ha qualcosa da dire sulle varie politiche svizzere (in special modo politica: d’asilo, della difesa militare, sulle armi, appartenenza religiosa, ecc.)» afferma Crivelli «lo dica almeno qualcuno che abbia un certo spessore di svizzerità».

 

Dunque prima di esprimere un’opinione occorre chiedersi: ma quanto sono svizzero? Che grado di diritto mi da la mia svizzerità? Per trovare risposta si seguano le indicazioni.

 

Innanzitutto la questione della discendenza nello spirito. «Sono fiero di essere spiritualmente discendente di Wilhelm Tell». Nessuna intenzione di dubitare che anche il povero Guglielmo si facesse qualche grappino tra una pagina e l’altra del dramma di Friedrich Schiller. Ma se poi uno preferisce una Tequila da chi potrà mai discendere? Di sicuro avrebbe un grado di svizzerità inferiore.

 

Bisogna avere assolto il servizio militare, avere padre, nonno, bisnonno e figlio che hanno servito il Paese in divisa. Le donne stiano zitte dunque, per difetto di svizzerità. Ed anche tutti gli altri, coloro che non hanno sparso proiettili e granate non sono abbastanza puri.

 

«Ho semplicemente tentato, senza riuscirci, di strappare dalle mani della prima disturbatrice il foglio che stava leggendo pieno di fesserie e insulti verso la Svizzera e gli svizzeri DOC». Nel suo universo patriarcale non equivarrebbe ad un’aggressione. Forse alle donne bisogna insegnare a stare al loro posto, con la forza quando necessario. E poi le opinioni devono prima essere gradite e approvate, altrimenti sono «blasfeme».

 

Di questi tempi il vento che attraversa il Paese, l’Europa, il nord e il sud del mondo, causa alluvioni liberticide, di disumanizzazione dei deboli. Distrugge i ponti con la razionalità. Non bisognerebbe sottovalutare neppure l’aria che tira a Coldrerio, tutto in proporzione naturalmente. Ma anche un peto può cambiare gli equilibri del clima.

 

Nella sua sua omelia il chierichetto di Coldrerio non lesina di citare Saulo di Tarso. Non il passaggio in cui il teorico più importante, nella narrazione cristiana, definisce le gerarchie sociali: «La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre». Una visione forse gradita al nostro campione di democrazia.

 

Ma no, cita un San Paolo durissimo verso chi non compie il proprio dovere. Capitasse mai che questo buon cattolico faccia un bilancio del suo operato nel difendere il dettato Costituzionale, i diritti civili di ogni persona - che la costituzione definisce non a caso Popolo e non cittadini patrizi - e la sicurezza che ciascuno e ciascuna ha di essere protetto da ogni forma di aggressione e del rispetto della propria dignità (che è poi il mandato che ha ricevuto dal popolo per sedere nell’Esecutivo), capitasse, gli si potrebbero ricordare quelle stesse parole: “chi non vuol lavorare neppure mangi!”. Buon appetito “onorevole”, e non dimentichi l’ombrello.