Russia, quale sinistra?

Nostra corrispond. da Mosca di Yurii Colombo

 

Michail Gorbaciov dopo essersi dimesso nel 1991 da Presidente dell'URSS provò per molti anni senza successo, a costituire in Russia una forza socialdemocratica. Ma anche i tentativi di sviluppare forze più radicali, negli anni '90 (prima di tutti il Partito Socialista da parte di Boris Kagarlitsky ex dissidente sovietico marxista e sociologo di fama internazionale) negli anni '90 andarono a vuoto.

 

Pesò allora il forte radicamento del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) di Gennady Zjuganov. Il PCFR proponeva infatti un mix di nazionalismo grande russo, il recupero del panslavismo con accenti antisemiti, la rivendicazione dello stalinismo come regime d'ordine che si coniugava con la rivendicazione della difesa del welfare e della proprietà statale delle aziende.

 

Sergio Romano, ex-ambasciatore italiano a Mosca, ha definito con acume, il PCFR una sorta di Movimento Sociale Italiano, dove l'aspetto del nostalgismo giocava un ruolo rilevante. Un menù che permise a Zjuganov di arrivare a un soffio dal vincere le presidenziali del 1996 ma che non resse all'ascesa di Putin. La ripresa dell'economia degli anni 2000 con la crescita del tenore di vita anche delle classi popolari, l'invecchiamento delle generazioni di russi che avevano sostenuto il regime sovietico, il rilancio da parte di Putin dell'idea di “Russia come grande potenza” su scala internazionale, hanno finito per togliere molto dell'appeal che i comunisti conservavano nella società. Nelle ultime elezioni presidenziali, nel tentativo di “svecchiarsi”, hanno persino presentato come candidato Pavel Grudinin, un imprenditore del settore agro-alimentare con un passato in Russia Unita che ha comunque conquistato un modesto 11,7% (probabilmente un 17-18% al netto dei brogli).

 

Nella Duma, il parlamento russo, siede anche Russia Giusta, con un peso elettorale del circa il 5%, che si presenta come partito aderente all'Internazionale Socialista ma che tuttavia accanto ad alcune parole d'ordine condivisibili come l'introduzione di un regime fiscale progressivo sostiene il governo Putin ed è favorevole alla reintroduzione in Russia della pena di morte.

 

Questi due partiti, dopo anni di passività, hanno conosciuto una certa ripresa d'iniziativa durante le proteste di questa estate contro l'aumento dell'età pensionabile, a cui hanno fornito spesso la struttura organizzativa.

 

 

Al di fuori del parlamento il quadro delle forze di sinistra, si presenta frastagliato, e se possibile, ancora più incerto. Durante le proteste contro i brogli delle presidenziali del 2012 che portò centinaia di migliaia di persone in piazza le forze “a sinistra” del PCFR conobbero un certo sviluppo. In primo luogo il Fronte di Sinistra di Sergey Udalzov (una formazione che ricorda per certi versi quelle più ortodosse della nuova sinistra europea degli anni '70) riuscì a sviluppare un network in varie città del paese che è riuscito a reggere negli anni malgrado la repressione che seguì alle mobilitazione che portò molti suoi militanti a emigrare o in carcere come il suo stesso leader condannato nel nel 2014 a 4 anni di prigione (scontati fino all'ultimo giorno).

 

Nell'area della sinistra alternativa sono attivi anche il Movimento Socialista Democratico (membro della Quarta Internazionale) che concentrala propria attività soprattutto sui temi delle libertà civili e nel movimento femminista, il Partito Operaio Rivoluzionario che propone un robusto intervento tra i lavoratori delle grandi imprese, anch'esso di matrice trotskista, e un ampio movimento e articolato movimento anarchico fortemente presente in Siberia nel movimento sindacale della pubblica istruzione e nella sanità.

 

 

Un discorso a parte merita la Federazione dei Lavoratori Russi (FLR), una sigla sindacale combattiva di sinistra guidata da Boris Kravchenko, che ha conosciuto un ampio sviluppo negli ultimi anni. Malgrado la FLR sia ancora presente a macchie di leopardo sul territorio è stata alla testa degli scioperi nel settore auto a Togliatti e a Kaluga dove si assemblano le auto della Peugeot e di alcune marche sudcoreane, di quelle dei lavoratori degli aeroporti (in primis a San Pietroburgo) e quelle dei “dockers” a Vladivostock.

 

Sarà a partire da queste lotte e dalla lotta indispensabile per preservare i limitati diritti democratici nel paese che potrà crescere la sinistra russa dei prossimi anni.