Partito Comunista
La sovranità nazionale è importante, certo, ma l’iniziativa UDC “per l’autodeterminazione” che consacra il primato della Costituzione federale sul diritto internazionale, è problematica e contraddittoria.
Ecco perché il Partito Comunista non la sostiene e invita a votare No il prossimo 25 novembre.
Il Partito Comunista si distanzia tuttavia dal genere di propaganda utilizzata dal Partito Socialista Svizzero che umilia il sentimento di appartenenza nazionale dei nostri concittadini e che si spinge addirittura a denigrare personalmente dirigenti politici di altri paesi (come il presidente russo Vladimir Putin) che non c’entrano assolutamente nulla con questo dibattito!
Questo tipo di comunicazione spingerà purtroppo molti lavoratori, che danno comprensibilmente valore all’indipendenza della Confederazione, a votare UDC pensando così di frenare le influenze europeiste. Ma non sarà così: come con l’iniziativa del 9 febbraio 2014 contro l’immigrazione di massa siamo di fronte all’ennesima illusione che serve solo alla campagna elettorale dell’UDC.
Il Partito Comunista argomenta così, in sintesi, il proprio No a questa iniziativa:
1. Già oggi la giurisprudenza Schubert permette al Tribunale federale di non rispettare il diritto internazionale in casi particolari. E’ quindi una prassi flessibile, che riteniamo migliore dell’automatismo rigido che propone invece l’UDC.
2. Già oggi gli accordi internazionali possono essere sottoposti al voto popolare tramite referendum facoltativo: i cittadini possono quindi decidere caso per caso, accordo per accordo, se sostenerli o se bocciarli.
3. La Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU), almeno a sinistra, non va certo idealizzata: essa resta ideologicamente orientata e prevede solo standard minimi e libertà formali. Tuttavia non ci sfugge che essa ha saputo garantire dei progressi nel nostro Paese nell’ambito della parità fra i sessi, della libertà d’espressione e di ricerca, ecc. La Corte europea dei diritti umani, inoltre, non c’entra con l’Unione Europea e in essa operano comunque giudici svizzeri e non solo stranieri. Non da ultimo, la denuncia della CEDU priverebbe adesso la Svizzera dell’unico argine alla discrezionalità delle leggi federali, che sono infatti esenti da ogni controllo di costituzionalità.
4. Questa iniziativa mette in discussione oltre una quarantina di accordi in ambito sindacale e dei diritti dei salariati siglati con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) con sede a Ginevra. Essi hanno permesso ai lavoratori svizzeri di godere di maggiori libertà sindacali, anche se ancora inferiori rispetto a quelle di altri paesi europei.
5. Questa iniziativa mette in discussione l’accordo di liberto scambio con la Cina che è invece utile per permettere al nostro Paese di godere appieno delle opportunità della Nuova via della seta (“One Belt One Road”). Se l’UDC vincesse la Svizzera non potrebbe diversificare come opportuno i propri partner commerciali, il che significa restare vincolata ad un mercato euro-atlantico in declino. Strano che degli anti-europeisti non capiscano questo rischio!
Il Partito Comunista rivendica come priorità in ambito giuridico, piuttosto, l’istituzione di un Tribunale Costituzionale nel nostro Paese, cosa che l’iniziativa dell’UDC si guarda bene dal fare. Esso permetterebbe di evitare da un lato di doversi appellare alla CEDU in caso di leggi anti-costituzionali (che oggi, per assurdo, in Svizzera sono possibili!) e di restare quindi entro i confini federali; ma dall’altro permetterebbe finalmente di porre un limite alle iniziative demagogiche dell’UDC.