SÌ, RIVOLUZIONE! In viaggio cento anni dopo lo sciopero nazionale

di Flavio Stroppini

 

Cento anni dopo cosa ricorda la gente? Siamo partiti da questa domanda, io e Monica De Benedictis, quando la regista Liliana Heimberg ci ha invitati a rappresentare il Cantone Ticino all’interno dello spettacolo 1918.ch.

Un’idea eccellente quella di commemorare il centenario dello sciopero nazionale con uno spettacolo teatrale partecipativo e di rappresentarlo in un vecchio magazzino delle FFS proprio a Olten, centro simbolico della protesta nazionale.

 

 

Per mesi ci siamo incontrati con il team creativo di 1918.ch e con i registi degli altri Cantoni. Tutti avevano ben in chiaro che contributi portare dal loro Cantone. Noi invece, bisogna ammetterlo, proprio non volevamo raccontare solo la frattura che si era venuta a creare nel nostro Ticino. Perché è così che andò: ci si divise. È stato allora che ci siamo fatti la domanda “Cento anni dopo cosa ricorda la gente?”. Ci è sembrato più importante capire cosa accadrebbe oggi che raccontare solo l’ieri. E così che è partita la nostra storia.

 

Dovevamo raccontare alla gente lo sciopero del 1918, doveva servire a scoprire per quali motivi si sciopererebbe oggi. Già, perché c’erano 9 rivendicazioni nel 1918 (settimana di 48 ore, voto alla donna, AVS, ecc…), ma oggi? Ci era chiaro che dovevamo uscire per le strade e coinvolgere la popolazione. Non ci abbiamo messo molto a capire che bisognava partire dal Ticino per andare a Olten. Ma da dove partire? Scartabellando negli archivi abbiamo scoperto che il 14 novembre 1918 i ferrovieri di Bellinzona appresero la fine dello sciopero e le motivazioni del comitato di Olten sul piazzale della Stazione. Il discorso originale diceva: “Questa decisione sorprenderà i lavoratori nel pieno fervore della lotta: non siamo riusciti a fare accettare le nostre richieste. Avremmo dovuto trasformare lo sciopero generale in movimento rivoluzionario! Non si poteva mandare la massa operaia inerme contro le mitragliatrici dell’avversario. Lo sciopero generale nazionale è terminato. Ma la lotta della classe operaia continua.” Un movimento Rivoluzionario, forse era quello che dovevamo fare.

 

Ma se la Rivoluzione non era stata fatta 100 anni fa chi mai ci avrebbe seguito oggi? Abbiamo pensato che ai nostri giorni si parte soli, al massimo accompagnati da un animale. Abbiamo iniziato a pensare a quale bestia accompagnarci. Siamo partiti da una mandria di vacche per passare a un gregge di pecore, poi un cavallo ma ci sembrava troppo ridondante. Alla fine un asino invece ci è sembrato adeguato. Non esiste animale più schernito nonostante sia fedele, coraggioso, amichevole e un gran lavoratore. Appare un poco lento ma è perché ci mette del tempo a fidarsi degli altri, e se ci pensate non è una brutta cosa. Comunque, ormai era definito: dovevamo partire con un asino, incontrare gente e parlare nelle piazze. Abbiamo trovato l’asino, Ronzinante il suo nome.

 

Ma ci mancava ancora qualcosa. Qualcosa che che dimostrasse che noi ticinesi, quando vogliamo, sappiamo anche essere uniti. Abbiamo deciso di invitare ogni giorno degli artisti ticinesi ad accompagnarci. E così musicisti, ballerini, lottatori, poeti, attori ed equilibristi ci hanno raggiunto. Una vera Rivoluzione! 15 tappe: Bellinzona Olten. A Piedi. Bellinzona,Biasca, Faido, Airolo, la Novena, poi Obergoms il Grimsel, Guttannen, Meiringen, il Brünig, poi giù fino a Lucerna e Sempach, Sursee, Dagmersellen, Reiden e Olten. Ogni giorno raccontando la nostra storia nelle piazze, durante il cammino e sul web. Sul sito nucleomeccanico.com con diario audio, video e scritto. Sul social network facebook (@facciamolarivoluzione) con fotografie, racconti brevi, incontri. E con appuntamenti in diretta su RSI Rete Due e sul cartaceo del quotidiano LaRegione.

 

Giorno dopo giorno il viaggio rivoluzionario (di Flavio Stroppini e Ronzinante) ha attirato migliaia di persone che ci seguivano sui diversi media di questo progetto transmediale. Mentre camminavo le mie 6/7 ore quotidiane, nelle pause dagli incontri, perso tra la magnificenza della natura elvetica, pensavo a come basta poco per unire la gente in una narrazione necessaria. Un uomo, un asino e una bandiera sono in grado di creare un bel baccano se ci si mette veramente in cammino. Dopo 15 giorni siamo arrivati a Olten. Là lo spettacolo 1918.ch nel quale inserire una decina di minuti “ticinesi”. Che dire? Ci mancavano le parole.

 

Avevamo camminato ed eravamo arrivati. 310 chilometri nelle gambe (e nelle zampe). Ed eravamo là. Avevamo raccolto 739 rivendicazioni. E quanti incontri fuori dall’ordinario… Finalmente eravamo alla vecchia officina delle ferrovie, che hanno fatto diventare un teatro. Ci siamo arrivati fuori orario, perché anche io, come Ronzinante, col passare dei giorni l’avevo capito che bisognava fare le cose con calma. Infatti volevamo guardare lo spazio, curiosare un poco senza nessuno in giro. Invece svoltato l’angolo: un comitato d’accoglienza. Ci siamo inorgogliti e anche un poco commossi. Quella gente era là per un uomo e un asino che stavano facendo la Rivoluzione. Sapete che impressione fa? Sapere che quella sera ci sarebbero state un mucchio di persone ad ascoltare le voci che avevamo raccolto. E attorno a noi quasi 200 attori. E noi lì “in scena”! A farci voce di tutte le voci incontrate.

 

Quando ci siamo fermati a osservare tutto quel mondo ce lo siamo chiesti: cosa facciamo qua? Tutti in costume degli anni 20, un’orchestra in diretta, un pubblico di 600 persone al giorno. Cosa c’entravamo noi, con il puzzo del viaggio ben attaccato sui vestiti tecnici, con tutto quello? Poi ci abbiamo pensato. In fin dei conti la nostra Rivoluzione aveva funzionato. Avevamo raccolto e qualcuno che ci avrebbe ascolto. Avevamo qualcosa da dire, che avevamo sudato metro dopo metro. Forse è proprio così, la cosa più rivoluzionaria che c’è è ascoltare prima di essere ascoltati. E alla fine siamo entrati in scena, io e Ronzinante, accompagnati da una violoncellista (Matilda Colliard) e dalle immagini del nostro viaggio proiettate su di una trentina di bandiere bianche sorrette da una schiera di figuranti di ogni età.

 

 

Avevamo 739 Rivendicazioni da raccontare. Ho preso un megafono e ho iniziato a farle conoscere a tutto quel pubblico. Eccone alcune:

 

Luana, 45, sorvegliare i licenziamenti.

Antonia, 63, più servizi gratuiti.

Alba, 47, Parità per le donne.

Cristiano, 43, protezione contro il mobbing.

Justine, 32, controllare gli abusi edilizi.

Davide, 52, più asili gratuiti.

Jasmine, 73, sostegno alle vedove.

Markus, 42, protezione per gli indipendenti .

Valerio, 35, congedo paternità più lungo.

Anita, 44, sindacati più forti.

Jasmin, 63, aiutare le famiglie.

Mohammed, 45, sostegno agli studenti.

Giuliana, 62, salario minimo garantito.

Renzo, 59, che ci siano più animali che uomini (questa piaceva a Ronzinante). Vincenzo, 47, più piste ciclabili.

Enrico, 62, andare prima in pensione per poterla vivere.

Nina, 31, più vacanze per tutti.

Luisa, 29, garantire lavoro a tutti.

Micaela, 35, smettere di pensare ai soldi.

Noa, 57, controllare le casse malati.

Yuri, 39, abbassare le paghe ai capi.

Ruedi, 54, avere più vacanze.

Simona, 40, avere più tempo per i miei figli.

Barbara, 28, avere contratti equi.

Kurt, 52, lavorare meno.

Jakob, 45, essere più felici.

 

 

 

 

 

Quaderno 18 / Novembre 2018