Quei costi insostenibili

di Generoso Chiaradonna

 

Sindacati e forze di sinistra in piazza contro il peso dei premi di cassa malati. È il tema che più preoccupa i cittadini. Le manifestazioni si terranno in tutta la Svizzera questo sabato. L ’appuntamento ticinese è a Bellinzona. Ne parliamo con Enrico Borelli, segretario cantonale del sindacato Unia.

 

I dati macroeconomici svizzeri (disocczupazione, inflazione, crescita del Pil e ricchezza pro-capite) sono positivi e svettano su quelli di altre economie europee. Non si può parlare certamente di una situazione di crisi economica conclamata, eppure il disagio sociale – a giudicare dalle mobilitazioni collettive in alcuni settori delle scorse settimane (edilizia su tutti) è crescente.

 

Questo sabato ci sarà una manifestazione nazionale contro il crescente peso delle casse malati sul reddito, stagnante, della maggior parte della popolazione. Manifestazione che in Ticino si terrà a Bellinzona dalle 16 con ritrovo a Largo Elvezia. Una mobilitazione promossa da una decina di organizzazioni, tra sindacati (Uss, Unia, Vpod) e movimenti di sinistra (ForumAlternativo, Mps, Pc, Pop, Ps, Scintilla e Verdi).

 

«Siamo in una fase storica di cambiamenti epocali del mercato del lavoro. Il potere di acquisto dei salariati scende e aumenta l’insicurezza sociale», afferma Enrico Borelli, segretario cantonale del sindacato Unia, tra i promotori della manifestazione di sabato. «Cambiamenti che sono figli di precise scelte politiche e ideologiche che stanno erodendo – da ormai alcuni decenni – i diritti collettivi», precisa il sindacalista.

 

 

Eppure, gli indicatori economici, tra cui il tasso di disoccupazione dicono il contrario...

 

Alcuni indicatori andrebbero rivisti. La rilevazione del numero dei disoccupati della Seco non è in grado di fotografare la realtà. Questo dato dovrebbe tenere conto anche dell’evoluzione dei salari, del lavoro precario, della sottoccupazione, del lavoro interinale. In una fase storica in cui si entra ed esce dal mercato del lavoro con molta più facilità e frequenza, bisognerebbe rilevare il fenomo della disoccupazione da un punto di vista longitudinale e in arco temporale più prolungato. Il dato della Seco, inoltre, non tiene conto di tutti coloro che sono alla ricerca di un impiego

 

 

Dove c’è capacità di orgnizzazione collettiva, si difendono meglio i diritti sociali. Lo riconosce anche l’Organizzazione mondiale del lavoro.

 

Nei settori economici dove la presenza sindacale è forte, i diritti dei lavoratori sono maggiormente tutelati o l’erosione è molto più lenta. È chiaro che il sindcato deve cercare di trovare un aggancio anche con la società civile, non limitandosi alle questioni puramente settoriali che rimangono importanti. Lo stiamo cercando di fare con la questione della parità salariale tra uomo e donna (“la legge non ci soddisfa”) e con i premi di cassa malati che stanno diventando un macigno pesantissimo per tantissime famiglie. Il potere di acquisto di ampie fette della popolazione (anche del ceto medio) è sempre più ridotto.

 

 

Per le famiglie del ceto medio, senza sussidi pubblici, il costo dei premi malattia è più pesante di quello fiscale. Come intervenire?

 

È una situazione immorale, se pensiamo ai profitti che vengono generati dai gruppi assicurativi, e non più accettabile in una società civile. La politica dei bassi salari combinata alla flessibilizzazione del lavoro e una politica di defiscalizzazione, che toglie risorse allo Stato necessarie per attenuare i premi di cassa malati, non aiutano di certo. Ci vuole un cambio radicale delle politiche sociali.

 

 

Tra le proposte che le organizzazioni sociali e politiche che chiamano i cittadini a scendere in piazza, c’è anche quella di una cassa malati unica con premi proporzionali al reddito. Ipotesi già bocciata dai cittadini negli anni scorsi.

 

Si chiede anche anche una moratoria sull’aumento dei premi di cassa malati e l’abolizione dei contributi pubblici alle cliniche private (130 milioni di franchi l’anno), il controllo dei costi dei farmaci. Quello della sanità è uno dei temi più urgenti da affrontare per tutta la società, se non vogliamo andare nella direzione di una politica sanitaria a doppio binario: uno per chi può permettersela e l’altro per gli esclusi. Purtroppo esistono interessi contrapposti che frenano le riforme in senso sociale della sanità. Tutte le forze politiche dovrebbero interessarsi a questo tema. È una questione di buon senso di coesione sociale.

 

 

Il successo delle manifestazioni dell’edilizia delle scorse settimane è il sintomo di un ritorno della coscienza sindacale?

 

È l’espressione di un livello di saturazione che i lavoratori dell’edilizia hanno raggiunto dopo decenni di derogolamentazione e precarizzazione che hanno portato a situazioni che oggettivamente non sono più sostenibili. C’è stato anche un attacco virulento da parte del padronato. Fattori che hanno portato a un’adesione massiccia, penso al Ticino, al canton Vaud e Zurigo, anche di tipo emotivo. I lavoratori dicono basta.

 

 

Un accordo tra le parti è possibile?

 

Credo che il padronato davanti a una risposta dei lavoratori così compatta in tutta la Svizzera, non potrà rimanere insensibile. Un padronato responsabile dovrebbe fare non uno, ma due passi indietro perchè obiettivamente alcune proposte sono inaccettabili anche per le stesse aziende. Penso allo stage fino a quattro mesi sganciato dai minimi salariali contrattuali. Questa è una proposta ideologica che favorisce le grandi aziende. È nell’intersse dei lavoratori ma anche degli impresari che le condizioni di lavoro non vengano distrutte.

 

 

 

 

 

Tratto da LaRegione Ticino