L’iniziativa “per l’autodeterminazione” è anche un attacco ai diritti sindacali e dei lavoratori

Sindacato Unia Ticino e Moesa

 

In vista dell’importante votazione del 25 novembre prossimo sull’ iniziativa popolare detta “per l’autodeterminazione”, il sindacato Unia Ticino invita le lavoratrici e i lavoratori a non farsi ingannare dagli slogan fuorvianti dei fautori della proposta.

Una proposta che andrebbe a indebolire la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini e a minare la tutela dei salariati e che pertanto va seccamente respinta.

 

L’abbandono da parte della Svizzera della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu) e di altre convenzioni internazionali spianerebbe la strada ad attacchi contro i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e contro le libertà sindacali.

 

È infatti proprio dalla Cedu e dal diritto internazionale dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) che derivano il diritto di fondare un sindacato e di aderirvi liberamente, il diritto di difendere gli interessi di una categoria professionale tramite l’azione collettiva, il diritto di organizzarsi all’interno delle aziende, la protezione dai licenziamenti anti-sindacali, il diritto dei sindacati di accedere ai luoghi di lavoro e di consigliare i dipendenti, così come la protezione di quelle persone che coraggiosamente segnalano e denunciano comportamenti irregolari o illegali di cui sono venute a conoscenza nell’ambito della loro attività lavorativa (i cosiddetti “whistleblower”).

 

L’Oil, che esiste dal 1919, nel corso della storia ha promulgato moltissime convenzioni riguardanti i diritti dei lavoratori a cui il nostro paese si è poi adattato. Attualmente ve ne sono in vigore 49, le più importanti delle quali riguardano: l’abolizione effettiva del lavoro minorile, l’eliminazione della discriminazione nell’impiego e nella professione, l’abolizione del lavoro forzato, la libertà d’associazione e il diritto alla negoziazione collettiva.

 

Una messa in discussione di questi strumenti di protezione rappresenta insomma una minaccia per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori di questo paese, per cui si imporrebbero un rafforzamento della legislazione sul lavoro e più aderenza alle direttive internazionali (si pensi alla questione della protezione contro i licenziamenti abusivi e anti-sindacali), altro che “autodeterminazione”.