di Ivan Miozzari
Piazza Federale, oggi contiene un mondo. Un mondo che non è fatto di frontiere, filo spinato e barriere. Tra le 1'200 e le 1'500 persone in un clima di festa. La manifestazione contro le politiche migratorie praticate dalla Svizzera prende avvio così pacificamente, tra slogan canzoni e molti sorrisi.
Un mondo aperto è un mondo felice, sembrerebbe il messaggio non detto, non scritto, ma evidente nei volti di queste persone. Nonostante la molta sofferenza che molte delle persone hanno patito per arrivare fino a qui, in Svizzera, sulla piazza Federale c’è speranza.
Speranza condivisa con chi ha sempre vissuto qui. Che magari non ha subito gli stessi grandi traumi ma che non vuole si perpetui questa società divisiva, traumatizzante, disumana e violenta. C’è indignazione. Incanalata da questo rituale collettivo del condividere e manifestare, tra colori bandiere e striscioni diventa voce. Pacifica ma ferma.
La polizia schierata in antisommossa, carica di granate stordenti e granate fumogene, farebbe quasi tenerezza nella suo essere fuori luogo, se non fosse al contempo fonte di ansia. Si susseguono le voci al microfono, tra un canto e una danza, di slogan in slogan ognuno ci porta testimonianza della propria lotta. Perché le lotte sono molteplici, ma tutte chiedono il rispetto della dignità di ogni uomo e di ogni donna.