Case Anziani, solo al privato tutti i fondi pubblici

di Francesco Bonsaver

 

Se il privato realizza una casa anziani, l’integralità dell’investimento è finanziato dai fondi cantonali. Se a promuoverlo è un Comune, ne riceve meno della metà.

 

 

La mozione depositata a giugno, di cui il primo firmatario è Ivo Durisch (Ps) e sottoscritta da altri sei deputati, tra i quali spiccano Alex Farinelli (capogruppo Plr) e Michele Foletti (Lega dei ticinesi), mira a sanare l'importante disparità di trattamento tra privato ed enti pubblici. Ma il Dss decide di non decidere, perdendo tempo prezioso, come dimostra il caso di Coldrerio.

 

 

Stando al regolamento di applicazione della Legge anziani, se una società di diritto privato promuove l’investimento, quest’ultimo sarà quasi integralmente coperto da finanziamenti cantonali. Se invece l’ente promotore fosse pubblico (un Comune o un Consorzio di comuni), ne riceverà solo la metà (e anche meno).

 

La discriminazione è figlia della Legge anziani varata nel 1973, epoca dove, forse, questa disparità si giustificava poiché la gestione delle case anziani era quasi interamente affidata a istituzioni religiose. L’aiuto finanziario mirava dunque a sostenerle in questo ruolo di servizio pubblico. Oggi però il contesto è mutato, gli enti pubblici sono economicamente più forti e vogliono occuparsi direttamente di una problematica che andrà crescendo. «Se una volta le Fondazioni portavano in dote dei terreni o delle costruzioni, oggi non è più così. Attualmente privato e pubblico dovrebbero poter partecipare sul medesimo livello» spiega Ivo Durisch, promotore della mozione. Durisch evidenzia anche un problema di trasparenza e gestione sotto controllo democratico delle case anziani. «Diversi Comuni sono stati obbligati a doversi appoggiare a delle fondazioni private perché queste ricevono il doppio dei finanziamenti cantonali. Ciò comporta anche la delega ai privati della gestione di servizi finanziati dalle casse pubbliche, senza possibilità di controllo diretto. Recenti casi di cronaca come la Tusculum di Arogno (il direttore amministrativo e la vice sono indagati per aver sottratto nell’arco di una decina d’anni oltre 2 milioni di franchi, ndr) dimostrano l’importanza di controlli e verifiche esterne».

 

 

L’occasione di adeguarsi al nuovo contesto è andata persa nel 2012, quando il Dipartimento della sanità e socialità (Dss) di Paolo Beltraminelli aveva proposto di mantenere la discriminazione favorevole alle Fondazioni private promulgando il Regolamento di applicazione relativo alla revisione della Legge anziani approvata nel 2010. Ma il crescente interesse dei Comuni ad occuparsi direttamente della questione, sta modificando gli equilibri politici verso un’abolizione della discriminazione.

 

«Lugano sta investendo una quarantina di milioni per realizzare la casa anziani a Pregassona, mentre in collaborazione con Canobbio, ne sta promovendo una seconda. Altri 13 milioni sono invece preventivati per l’ampliamento della casa anziani di Viganello» spiega il responsabile delle finanze della città di Lugano, il municipale Michele Foletti, motivando il suo sostegno alla mozione Durisch. «L’attuale regolamento di finanziamento pubblico non ha delle ripercussioni solo sull’investimento, ma anche sui costi di gestione. Poiché gli interessi sul prestito ipotecario vengono riconosciuti nelle spese di gestione delle case anziani nei mandati di prestazione con il Dss, per la città è evidente l’interesse affinché possa godere del medesimo trattamento delle fondazioni private» aggiunge il municipale leghista.

 

La mozione promossa da Durisch è stata sottoscritta anche da Alex Farinelli, capogruppo Plr al Parlamento e sindaco di Comano, comune che ha avviato il processo per realizzare una casa anziani nel suo comprensorio. «Premesso che l’importante è che le strutture siano realizzate, indipendentemente se da privati o enti pubblici, mal si comprende la disparità di trattamento. L’auspicio è che il governo faccia chiarezza in tempi rapidi, poiché sono diversi i comuni intenzionati a realizzare questo tipo di opere. Avere chiarezza, consentirebbe agli esecutivi comunali di poter decidere in tempi brevi con cognizione di causa. In particolare, per i comuni più piccoli, dove questi tipi d’investimenti sono molto impegnativi per le finanze comunali. Dover condizionare le loro scelte in base alla disparità di finanziamento, non si giustifica».

 

 

Se i Comuni speravano in una risposta celere dal governo, rimarranno delusi. Il Dss di Paolo Beltraminelli ha infatti lasciato decorrere il termine imposto dalla legge di sei mesi senza decidere. Una notizia che non sorprende gli addetti ai lavori, visto che il Dipartimento di Beltraminelli pare sia notoriamente lento nel rispondere alle sollecitazioni parlamentari. D’altronde non è nemmeno un segreto la vicinanza del consigliere di Stato Ppd alle fondazioni religiose. Beltraminelli potrebbe dunque non avere una particolare esigenza di occuparsi rapidamente della questione, soprattutto in periodo pre-elettorale. Tanto più che in Governo, visti i firmatari della mozione, le maggioranze sullo specifico tema, parrebbero favorevoli all’abolizione della discriminazione.

 

 

Vista la non decisione del Dss, come previsto dalla legge, i servizi del Gran Consiglio hanno provveduto a trasferire la mozione alla Commissione della gestione e finanze. Questo significa che i tempi si allungheranno notevolmente, per la gioia delle Fondazioni e il dispiacere dei Comuni.

 

 

 

 

 

Tratto da areaonline.ch