Nuove generazioni contro vecchi fossili

di Maurizio Montesi

 

La prima volta erano tremila, la seconda dodicimila, giovedì 32mila gli studenti che hanno disertato la scuola a Bruxelles per scendere in piazza perché la lotta al cambiamento climatico diventi realtà. Ora, subito, non domani.

 

L’idea dello sciopero è nata a una ragazzina, Greta Thunberg, la sedicenne svedese che alla ripresa scolastica a settembre, decise che ogni venerdì non sarebbe più andata a scuola ma davanti al parlamento per protestare contro la classe politica che “parla, parla, ma nulla fa”. Dimostrando una determinazione che a molti politici manca, ogni santo venerdì Greta aveva bigiato la scuola per protestare.

 

I primi ad imitarla sono stati degli studenti dall’altra parte del pianeta, gli australiani. Inizialmente uno sparuto gruppo, diventato col tempo migliaia e migliaia di studenti. Stesso processo in Germania, dove settimana scorsa erano 25mila in tutto il paese. Nemmeno la Svizzera è immune all’effetto Greta. Lo scorso venerdì 22mila gli studenti hanno sfilato nel paese.

 

L’effetto Greta ha il merito di aver fatto emergere la forte preoccupazione delle nuove generazioni per le mutazioni climatiche. Nuove generazioni frustrate e arrabbiate dalle fossilizzate classi politiche asservite ai poteri economici.

 

Che non vi sia più tempo da perdere lo ripete incessantemente la comunità scientifica. Stiamo raggiungendo il punto di non ritorno. E siccome saranno i giovani a vivere il nuovo clima e non i vecchi fossili, il movimento globale pare destinato alla crescita esponenziale.

 

Il 15 marzo sarà la giornata globale del movimento “fridays for future”. Sono già 40 le città in cui sono annunciati i cortei. La rivolta giovanile a difesa del clima sbarcherà nella Svizzera italiana il 2 febbraio, grazie al neocostituito movimento cantonale.

 

 

«Voi parlate soltanto di proseguire con le stesse cattive idee che ci hanno condotto a questo casino, anche quando l'unica cosa sensata da fare sarebbe tirare il freno d'emergenza. Non siete abbastanza maturi da dire le cose come stanno. Lasciate persino questo fardello a noi bambini. [...] La biosfera è sacrificata perché alcuni possano vivere in maniera lussuosa. La sofferenza di molte persone paga il lusso di pochi. Se è impossibile trovare soluzioni all'interno di questo sistema, allora dobbiamo cambiare sistema.» Parole di una piccola grande donna, Greta Thunberg, sbattute in faccia ai politici all’ennesimo fallimentare vertice Onu sui cambiamenti climatici in Polonia lo scorso dicembre.

 

«Se a ricordargli i loro errori è una bambina, nei politici cresce il sentimento di colpa» ha spiegato con naturalezza Greta, a cui è stata diagnosticata la sindrome di Asperger. «Questa mia diversità mi consente di vedere le cose in modo bianco e nero. C’è chi dice che non può essere così, ma vi siano molte sfumature di grigio. Io rispondo che nel caso del riscaldamento climatico non è così. O agiamo immediatamente o soccomberemo».

 

 

Per fortuna esistono i bambini a insegnarci che le scuse dei grandi sono spesso delle bugie per coprire gli interessi di pochi. Ci vediamo il 2 febbraio.