Officine: per il classico piatto di lenticchie

Marco Noi I Verdi del Ticino

 

Anche dall'ultimo dibattito a 60 minuti si è potuto comprendere che troppi sono i punti oscuri non chiariti dalle FFS e che queste possono permettersi di fare pressione sulla politica e sull’opinione pubblica ticinesi, affinché decidano senza i necessari approfondimenti.

Lo sciopero del 2008 aveva scongiurato la soppressione di 120 posti di lavoro. Ora certa politica ticinese saluta con entusiasmo un progetto con il quale si sopprimono almeno 200 posti di lavoro e sul quale non vi é alcun controllo. Il tutto per oltre 120 milioni di franchi.

 

Se ciò è possibile, è utile ribadirlo, è perché alcuni politici non hanno compreso o hanno fatto finta di non comprendere il carattere del contenzioso. Lo sciopero del 2008 era riuscito ad ottenere la legittimazione dal Consiglio federale di sedersi al tavolo delle trattative con le FFS, per dirimere i contenziosi sotto la conduzione del garante Franz Steinegger. Le varie parti (ben 27) si sono accordate dopo studi commissionati e pagati (quasi 3 milioni) dal Canton Ticino su alcune linee guida: mantenimento delle ore di lavoro, mantenimento delle Officine a Bellinzona e assegnazione dell’autonomia necessaria alle Officine per poter lavorare sul mercato terzi.

 

Soprattutto l’autonomia operativa delle Officine é il punto cardine che, sia lo studio della SUPSI, sia lo studio della BDO di Vitta, invocano per evitare che le FFS possano pilotare la struttura a proprio piacimento. Questo punto, lo si é conquistato nella Convenzione del 2013.

 

Quello che oggi vediamo è invece l’assoluta mancanza di autonomia delle Officine ed anche della politica ticinese, entrambe costrette ad accettare supinamente i diktat delle FFS. I politici, con il Sindaco di Bellinzona in testa, non hanno il coraggio di dire che questa disfatta è opera loro. In particolare il Sindaco di Bellinzona afferma regolarmente che le FFS sono un’azienda privata che decide come le pare e piace quale politica assumere, dimenticando intenzionalmente che se fosse stato veramente così, le FFS avrebbero affossato le Officine di Bellinzona già nel 2008, come era loro intenzione. Invece le FFS hanno dovuto chinare il capo e sedersi al tavolo delle trattative.

 

Se ora invece le FFS possono permettersi di imporre diktat è perché qualcuno glielo ha permesso. E non è stato il Consiglio Federale o il presunto mandato dell’azienda o tantomeno le maestranze!

 

Proprio il Sindaco di Bellinzona ha cominciato l’opera di “picconamento” della Convenzione 2013, sottoscritta anche da lui, annunciando ai 4 venti che spostare le Officine da Bellinzona non era più un tabù. Cosa sia successo dietro le quinte non è dato sapere. Perché il Sindaco di Bellinzona, che non aveva fino a quel momento mai seduto al tavolo delle trattative assieme a Franz Steinegger, alle maestranze e alle FFS, abbia cominciato a demolire la Convenzione 2013 ed abbia lasciato sole le maestranze (da lui mai contattate una sola volta!), non è dato sapere.

 

Come non è dato di sapere, che ruolo hanno giocato i Consiglieri di Stato Vitta e Zali in questa fase delle trattative, che come Branda, mai hanno richiamato le FFS agli impegni sottoscritti.

 

Il dato di fatto è che tra 2015 e 2016, dietro le spalle delle maestranze, si è venduta la primogenitura per il classico piatto di lenticchie. Ed ora ci si lamenta che non abbiamo più strumenti per far pressione sulle FFS! Nessuno ha mai spiegato come mai si è ceduto senza fare un “cip” il nostro potere contrattuale, si è ceduta l’autonomia operativa delle Officine e si è entrati nel merito di un progetto dove dobbiamo contribuire con 120 milioni (senza contare interessi del debito e varie spese accessorie). E la pistola, come dice Regazzi, è inspiegabilmente in mano le FFS.

 

Pochi si pongono domande. Anzi la maggioranza dei politici salutano questo progetto come una vittoria. Se questa è la nostra forza, forse è meglio dirci chiaro e tondo che siamo solo capaci di essere onesti vassalli.