Suicidio assistito: FMH fuori strada!

di Franco Cavalli

 

Recentemente l’Accademia Svizzera per le Scienze Mediche (ASSM), dopo anni di discussioni ed un’ampia consultazione (che ha tra l’altro mostrato come la maggioranza dei medici siano favorevoli a questa posizione), ha aggiornato le sue direttive per quanto riguarda il suicidio assistito, che fino a poco tempo fa non veniva considerato un atto medico, per cui veniva sconsigliato ai medici di praticarlo.

Quest’ultima ingiunzione era già stata lasciata cadere un po’ di tempo fa, mentre sinora l’ASSM aveva limitato la possibilità per i medici di attivamente partecipare a suicidi assistiti per i casi di pazienti in fase terminale.

 

Ora, come detto, l’Accademia ha ulteriormente liberalizzato la sua posizione, dicendo che il medico potrebbe diventare soggetto attivo anche in caso di “sofferenza insopportabile”, senza che ciò debba avvenire nell’ambito di una fase pre-terminale. Questa posizione è stata votata praticamente all’unanimità dal Senato dell’ASSM.

 

Ora la Federazione di Medici Svizzeri (FMH), che dopo una specie di colpo di stato portato avanti tre o quattro anni fa da un gruppo di medici politicamente legati all’UDC, sta assumendo posizioni sempre più retrograde, ha deciso di non adottare le nuove direttive dell’Accademia perché secondo questa associazione mantello i medici avrebbero difficoltà a valutare esattamente che cosa significhi una “sofferenza insopportabile”.

 

Questa presa di posizione è a dir poco fuori luogo. Prima di tutto perché evidentemente, in questo periodo storico dove tuti dovrebbero rispettare l’autonomia del paziente, a giudicare cosa sia una “sofferenza insopportabile” non deve essere il medico ma il paziente. Secondariamente perché l’FMH dimentica che è l’Accademia a dover fissare le regole etiche valide per tutti i medici e non l’Associazione FMH, a cui un medico può iscriversi o no.

 

Ma c’è un argomento di fondo molto più importante: la legge. Secondo il nostro Codice Penale l’assistenza al suicidio è punibile solo se viene eseguita per motivi egoistici. In tutti gli altri casi non è punibile. È per questo che per esempio non è punibile il fatto di aiutare una persona a suicidarsi, anche se questa è completamente sana e decide di farlo perché ben decisa a mettere termine alla sua vita, ma in modo dolce. Si tratta dei cosiddetti “suicidi di bilancio”, a cui hanno fatto ricorso spesso ultimamente diversi intellettuali.

 

Bisogna riconoscere però che l’ASSM non è arrivata fino al punto d’accettare come eticamente difendibile la partecipazione di un medico a questi “suicidi di bilancio”. E per concludere ricordo all’FMH che ogni qual volta che il popolo è stato chiamato a votare, ha sempre respinto a grandissima maggioranza ogni tentativo di rendere più restrittiva la legge per quanto riguarda la non punibilità del suicidio assistito.