Andrea Stephani
I Verdi del Ticino
Un metro quadrato al secondo, ovvero l’equivalente di otto campi da calcio ogni giorno. Si tratta della superficie che quotidianamente nel nostro paese viene cementificata e sacrificata sull’altare della crescita economica e della speculazione edilizia.
L’iniziativa dei Giovani Verdi svizzeri contro la dispersione degli insediamenti mira a mettere una pezza ad una problematica che forse non occupa le prime pagine dei giornali ma con la quale tutti noi, presto o tardi, saremo confrontati a causa della sua incidenza a livello ambientale.
Proponendo la modifica dell’articolo 75 della Costituzione federale, i Verdi chiedono che le zone edificabili esistenti non vengano ampliate e che le costruzioni fuori zona edificabile si limitino ad impianti accessori legati all’agricoltura (o comunque ad ubicazione vincolata), migliorando le condizioni quadro per la creazione di quartieri ecosostenibili e consentendo nel contempo la sopraelevazione degli edifici in un’ottica di sfruttamento della verticalità come contraltare all’erosione del suolo libero ancora disponibile.
Combattere lo sprawl urbano (ovvero l’espansione disordinata degli insediamenti), figlio della tossicodipendenza da asfalto tipica della nostra economia, è una priorità a tutti livelli.
Partendo, ad esempio, dal nostro microcosmo cantonale, limitare le zone edificabili significa migliorare la qualità di vita di tutti, lottando contro l’abitudine perniciosa di casse pensioni e società che gestiscono fondi (ma non solo) ad investire nel mattone, considerato un bene rifugio ancora più redditizio dell’oro. E tutto questo in barba alla bolla immobiliare e agli altissimi tassi di sfitto che negli ultimi anni hanno fatto registrare un continuo aumento. In Svizzera, infatti, sono 72 mila gli appartamenti vuoti e 2'000 circa sono le nuove abitazioni che ogni anno vengono immesse sul mercato immobiliare ticinese.
Nel Mendrisiotto, nonostante il paesaggio sia ormai da decenni caratterizzato dalla presenza di una tribù stanziale di gru meccaniche, il tasso di sfitto tocca addirittura il 6% (record in Ticino) e, negli ultimi due anni, il numero di licenze edilizie è aumentato addirittura del 95,3%. Nonostante queste cifre impietose, c’è ancora qualcuno che non riesce a capire perché ci si continua a battere per mantenere dei terreni “vuoti”, sottintendendo paradossalmente che l’assenza di qualsivoglia costruzione sia uno spreco.
Il suolo libero da ogni edificazione – come spiega Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per una Decrescita Felice – è invece una risorsa non rinnovabile essenziale per la nostra esistenza poiché “produttore di cibo, regolatore di emissioni di gas serra, sede di almeno un terzo della biodiversità terrestre, (...) trattiene inoltre l'acqua piovana, alimentando le falde e producendo acqua potabile”. La sua riduzione a favore di un’antropizzazione confusa provoca alterazioni biofisiche spesso irreversibili con impatti locali e globali sull’equilibrio ambientale e, addirittura, sul livello termico delle zone edificate.
È scientificamente innegabile: il suolo così come le aree verdi all’interno dei quartieri cittadini assolvono una funzione termoregolatrice fondamentale che ha il preciso scopo di limitare il surriscaldamento climatico, ovvero di contrastare il principale problema della nostra epoca.
Le grandi rivoluzioni partono sempre da piccoli gesti individuali: sì all’Iniziativa contro la dispersione degli insediamenti. Stop alla cementificazione!