Carlo Curti, Lugano
Penso che ogni processo reale non possa essere esente da errori, fallimenti e contraddizioni. D’altronde chi apre nuovi sentieri non ha né mappe né manuali cui rifarsi.
La storia che si fa concretamente nelle strade, nelle fabbriche e sul territorio è fatta di sudore, sangue e merda, ben diversa da quella che s’immagina nell’ambiente sterile di qualche aula universitaria, pulpito di partito, tavola rotonda.
Ciò non significa che queste esperienze non debbano essere sottoposte a critiche, anche serrate. Il principio vale anche per la Rivoluzione bolivariana, dove la generosità di chi la difende si scontra quotidianamente con la discontinuità materiale che c’è tra “stare al governo” e “stare al potere”.
Da noi, tanto per fare un esempio, al governo ci sono alcuni partiti, al potere c’è l’economia finanziarizzata che muove i partiti di governo. Quindi assenza completa di contraddizioni gestionali.
Ma c’è un tempo per la critica e uno per la solidarietà incondizionata con chi viene aggredito, vilipeso , boicottato, e questo non è certo il momento di mettersi a disputare sugli errori, presunti o reali, del chavismo. Non è “campismo”, è internazionalismo. E chi non lo capisce può andare tranquillamente a ... quel paese.