Matteo Buzzi, I Verdi del Ticino
Basta fare un giro in Ticino per rendersi conto che disastri sta ancora compiendo la cementificazione selvaggia del nostro stupendo territorio. Avanti di questo passo mi chiedo chi ancora vorrà visitare il Ticino tra qualche decennio quando i nostri terreni di fondovalle saranno cementificati fino all’ultimo centimetro quadrato.
Prima sotto la spinta della crescita economica e della relativa sete di territorio per installazioni industriali, abitazioni per la popolazione in crescita e spazi commerciali fuori dai centri si è fatto ampio saccheggio di territorio definendo piani regolatori sovradimensionati e poco coordinati tra loro che in gran parte sono ancora oggi in vigore. Risultato: ampie zone industriali per ogni singolo comune, giganteschi centri commerciali ad ogni uscita autostradale e distese di casette unifamiliari in zone suburbane prima adibite ad attività agricole.
In tempi più recenti pur senza nessun bisogno di alloggi la speculazione edilizia ha accelerato la cementificazione. Risultato: un territorio ancora più compromesso per costruire abitazioni non necessarie. Lo sfitto ha raggiunto infatti i valori più alti degli ultimi 15 anni. Se si vorranno riempire queste abitazioni il popolo ticinese e svizzero sarà chiamato a votare il relativo massiccio aumento della popolazione?
Negli ultimi 25 anni mediamente abbiamo perso in Ticino nelle zone di fondovalle ca. 80 ettari di zone verdi all’anno, più di 2000 m2 al giorno. Si tratta di tassi di cementificazione in linea con la media nazionale dove ogni secondo si è perso 1 m2 di terreno verde, ca. 86’000 m2 o 8-10 campi di calcio al giorno. È evidente che la popolazione Svizzera ha perso la sovranità sul suo territorio.
Autorità poco lungimiranti si riforniscono di territorio come al supermercato sacrificando prezioso terreno verde che spesso era in precedenza ad uso agricolo. Continuando con questa politica la Svizzera non potrà più garantire la sovranità alimentare della sua popolazione.
Non è però il momento di disperare ma è ora di riprendere in mano la sovranità sul nostro territorio. Si presenta quindi al momento giusto l’iniziativa “Stop alla cementificazione, contro la dispersione degli insediamenti” su cui voteremo il prossimo 10 febbraio. L’iniziativa non chiede la riduzione delle zone edificabili esistenti, più che necessaria anch’essa, ma ne impedisce un loro ingrandimento. Si tratta quindi di uno strumento pragmatico per preservare perlomeno le superfici verdi che attualmente non sono edificabili.
Voterò quindi un chiaro sì all’iniziativa contro la dispersione degli insediamenti.