Le maglie nella ramina di Gobbi

di Eolo Morenzoni

 

Il ministro delle istituzioni Gobbi si autoincensato per aver bloccato lo 0.26% dei permessi B e G nell’arco di quasi quattro anni. Da quando ha introdotto nel 2015, senza base legale, l’obbligo del certificato penale per il rilascio e il rinnovo dei permessi di dimora e frontalieri, su oltre 95mila domande, quelle rifiutate sono state 251.

“Saranno pochi, ma anche un solo delinquente in meno è meglio” affermano i fans del difensore dei patri confini.

 

Vero, ma gli stessi fans dovrebbero chiedersi perché altri delinquenti, appoggiati da prezzolati professionisti locali, pare godano di vie preferenziali nello stesso dipartimento. Parliamo di casi concreti, che hanno visto coinvolti personaggi molto legati al Gobbi.

 

“Dal 2012 i funzionari fanno gli straordinari per evadere i ritardi”, dichiarava nel 2014 Attilio Cometta, allora capo dell’ufficio cantonale dei permessi, spiegando che la media dei ritardi nella concessione dei permessi era di due o tre mesi, ma poteva «arrivare fino a sei-sette mesi».

 

Eppure, proprio in quel periodo c’era chi riusciva a ottenere il permesso in due giorni. Spediva la documentazione e il giorno dopo aveva il permesso. Casualmente, a inoltrarlo per conto del cliente straniero, era un noto fiduciario della piazza finanziaria di Chiasso, città in cui era stato anche municipale Plr. Casualmente, il fratello del fiduciario era all’epoca il coordinatore della Direzione del Dipartimento delle istituzioni, il braccio destro di Gobbi, tale Aron Camponovo.

 

Lasciato l’incarico, l’avvocato Camponovo iscritto ora chissa perché all’ordine del canton Grigioni, oggi si dedica al mercato russo e dell’est in generale, organizzando pure alcuni viaggi del mondo economico e politico ticinese nel “paradiso” del dittatore kazako. Ma delle strane quanto intense relazioni d’affari tra Canton Ticino e Città di Lugano con il clan del dittatore Narbayev, ci occuperemo in una prossima puntata.

 

Torniamo ora all’incredibile permesso lampo ottenuto dal cliente del fratello del braccio destro di Gobbi nel 2013. Il cliente e il fiduciario sono stati entrambi condannati nel 2017 in prima istanza dal Tribunale penale federale per aver introdotto la criminalità organizzata, ndrangheta, nel tessuto cantonale. Il fratello-fiduciario, oltre al riciclaggio di denaro proviente dallo spaccio di coca a Milano, è stato condannato anche per ripetuta falsità in documenti e inganno nei confronti delle autorità. Si è infatti prodigato di inventare un domicilio fittizio in una stanzetta a casa di suo cognato e di un lavoro fittizio in una ditta fittizia da lui creata, per ottenere il permesso del suo cliente, definito dalla stampa “il banchiere dell’ndrangheta”. Va detto che quest’ultimo aveva la fedina immacolata. Anche il successivo dipendente della fittizia ditta, assunto del fiduciario fratello per far ottenere anche a lui il permesso, aveva il casellario giudiziario pulito sebbene venisse da una famiglia nota alla giustizia italiana. I suoi fratelli infatti erano già stati condannati per associazione mafiosa. Ciò non impedisce il fiduciario ticinese di procurargli il permesso e diventare socio in affari in operazioni immobiliari nel centro di Chiasso.

 

Ricapitolando, mentre i funzionari dell’ufficio migrazione del Dipartimento delle Istituzioni affogavano nelle domande di permessi a causa dell’aumento dei controlli voluti dal loro capo, la richiesta fittizia del fratello del braccio destro di Gobbi era stata evasa il giorno stesso. Sono certamente delle casualità. I legami di parentela non hanno influito sulla velocità del permesso al banchiere dell’ndrangheta.

 

Sicuramente, ndranghetisti ed evasori fiscali facoltosi dal domicilio fittizio nei comuni quali Vico Morcote, subiscono severi e ripetuti controlli nelle rispettive ville, proprio come accade ai normali lavoratori. Perché allora state scuotendo il capo?