Israele, mito e realtà

Michele Giorgio, Chiara Cruciati - Edizioni Alegre

 

Il movimento sionista e la Nakba palestinese settant’anni dopo.

 

di RedQ

 

 

 

Michele Giorgio vive da anni in Medio oriente, da dove è corrispondente del Quotidiano e del Manifesto. Come i nostri lettori sanno, i suoi contributi appaiano abbastanza regolarmente anche nei nostri Quaderni. Chiara Cruciati è anche giornalista, scrive di Medio oriente nelle pagine del quotidiano Il Manifesto, è però anche capo redattrice dell’agenzia di informazioni Nena News (Near East News Agency).

 

 

Sono oramai trascorsi 70 anni da un evento che ha trasformato il Medio oriente e il mondo intero, la fondazione dello stato di Israele e la Nakba, la catastrofe del popolo palestinese.

 

I due autori di questo agile libretto, scritto con uno stile molto chiaro ed avvincente, ripercorrono la storia sino agli ultimi avvenimenti, ricostruendo la nascita del movimento sionista e le sue conseguenze sulla popolazione palestinese, ricorrendo a fonti israeliane, palestinesi ed internazionali, e con il racconto diretto di studiosi e di protagonisti che hanno vissuto il tutto sulla loro pelle.

 

Uno dei capitoli più avvincenti è quello in cui si ricostruisce quella che era stata una vera pulizia etnica, che aveva espulso dai territori palestinesi più dell’80% della popolazione che vi viveva, grazie anche al fatto che i palestinesi erano stati disarmati dall’occupante inglese, mentre le unità paramilitari sioniste erano perfettamente equipaggiate. Questo disastro ha completamente distrutto la struttura sociale ed economica della comunità palestinese, che ha cominciato a riprendersi solo dopo una ventina di anni e grazie ad una serie di movimenti politici nazionalisti, in buona parte di ispirazione panaraba o marxista.

 

Con una serie di testimonianze molto accattivanti, i nostri due autori seguono passo a passo lo sfaldamento del movimento dei kibbutz, che inizialmente aveva avuto un’idea socialista e addirittura comunista (in alcuni si trovavano addirittura delle fotografie di Stalin!), ma che aveva anche un peccato originale: quello di non riconoscere le colpe accumulate dal progetto sionista verso la popolazione palestinese, che su quella terra viveva da molti secoli.

 

All’apparire della rivoluzione neoliberale, il mondo dei kibbutz, che qui da noi a lungo era servito quale giustificazione di appoggio totale allo stato di Israele, si era poi sciolto come neve al sole.

 

In questi settant’anni si è quindi passati da un sionismo “socialista”, fondato sul mito della conquista della terra e del lavoro, a un nazionalismo religioso, con inevitabile spostamento a destra della società israeliana, che arriva addirittura a negare che dove i sionisti hanno fondato uno Stato c’era prima un altro popolo, che sentiva quella terra come propria per il semplice fatto che ci viveva da secoli e secoli.

 

E da qui nasce la contraddizione fondamentale nella società israeliana: basata sul principio del ritorno degli ebrei a casa, contemporaneamente però negando ogni diritto al ritorno dei milioni di palestinesi scacciati. Il diritto al ritorno, che tra l’altro è riconosciuto ufficialmente da varie risoluzioni dell’ONU, che piaccia o no ad Ignazio Cassis.

 

Michele Giorgio e Chiara Cruciati sono però anche molto severi a proposito della degenerazione dell’Autorità Palestinese, causa prima secondo loro dell’ascesa di Hamas, soprattutto a Gaza, e della debolezza politica che attualmente travaglia il movimento nazionalista palestinese.

 

Un agile libretto che consiglio quindi a tutti coloro che vogliono cercare di avere delle idee chiare su quanto sta capitando in Medio oriente, una zona che determina gran parte di quanto capita nel mondo.

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