Politica fiscale

di RedQ

 

ForumAlternativo, I Verdi del Ticino e Partito Comunista discutono di sgravi e di politica fiscale con il professore di macroeconomia Sergio Rossi.

 

Sul tema della fiscalità, il Dfe di Christian Vitta ha un’unica impostazione: sgravi e ancora sgravi. Dopo la cosiddetta Riforma fiscale-sociale approvata per un pugno di voti ad aprile (di cui hanno beneficiato grandi imprese e superfacoltosi per una cinquantina di milioni di franchi), in attesa della seconda tappa di nuovi sgravi già annunciata, in estate aveva lanciato la campagna per la sua rielezione con “sgravi fiscali per tutti” proponendo di ridurre il moltiplicatore cantonale del 5%.

 

Nulla di sorprendente per l’erede del neoliberismo nostrano capeggiato dalla sempreviva corrente masoniana. Fedeli al motto “meno stato”, lo picconiamo, svuotando le casse pubbliche.

 

Questa politica degli sgravi ha senso per il benessere della popolazione cantonale? È utile allo sviluppo cantonale? E, soprattutto, esistono valide alternative all’utilizzo dello strumento fiscale al di fuori della logica degli sgravi proposti da Vitta? Su queste questioni, tre forze politiche (Verdi, Partito Comunista e ForumAlternativo) si sono chinate per elaborare delle proposte alternative concrete comuni, grazie anche al valore aggiunto dato dal contributo di Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e di economia monetaria dell’Università di Friborgo.

 

Ivana Zeier dei Verdi ha iniziato la discussione, stilando un bilancio negativo della politica dei super sgravi concessi ad aziende estere affinché si insediassero nel territorio cantonale. Il caso della Luxury Goods International (ex Gucci) è emblematico. La Lgi, indagata in Italia e Francia per evasione fiscale (oltre 1 miliardo di euro in Italia, oltre 2 in Francia) e costretta dalle nuove normative Beps entrate in vigore nei paesi Ocse, sposterà a breve la bucalettere della sede principale di Cadempino altrove, lasciando sul territorio i capannoni di Stabio, Bioggio e soprattutto Sant’Antonino, comune in cui Vitta è stato sindaco per anni. Oltre ai capannoni, sul territorio lascerà l’inquinamento del flusso costante di camion e il personale mal retribuito. Insomma, se il Cantone dovesse stilare un bilancio tra vantaggi e costi (inclusi quelli occulti), la politica degli sgravi alle aziende risulterebbe altamente deficitaria.

 

In antitesi a questa logica, l’esponente dei Verdi ha illustrato l’iniziativa ginevrina sottoscritta da oltre 10mila cittadini, intitolata “Zéro Pertes”. In sintesi, quest’iniziativa, che presto sarà sottoposta in votazione, propone, nel quadro della riforma fiscale federale delle imprese (Rffa), di preservare il finanziamento del servizio pubblico e le sue prestazioni, con l’assenza di perdite fiscali per il cantone e i comuni, rinforzando la progressività dell’imposta.

 

 

Max Ay, segretario del Partito Comunista, ha invece tracciato un breve istoriato del suo movimento, evidenziando il passaggio recente andato oltre la tradizionale visione dei lavoratori per comprendere e riconoscere il ruolo delle piccole e medie imprese nell’economia cantonale, tenuto conto del nuovo contesto economico mondiale dominato dal capitalismo americano. Questo passaggio ha consentito di sviluppare la proposta di un’imposta sull’utile aziendale progressiva, volta dunque a non penalizzare le pmi rispetto alle grandi società. Poiché la funzione primaria della fiscalità è la ridistribuzione della ricchezza, il Partito Comunista ticinese ha elaborato una decina di proposte in materia fiscale atte a garantire una maggiore giustizia sociale.

 

Si va dalla tassa sui grossi patrimoni, l’imposizione progressiva del capitale e gli utili societari, delle abitazioni sfitte, degli utili immobiliari, dei dividendi, l’abolizione dello statuto dei globalisti, il prelievo fiscale alle aziende in base al numero di dipendenti per finanziare il trasporto gratuito pubblico e infine il moltiplicatore comunale unico per impedire la concorrenza fiscale tra comuni ticinesi. Max Ay ha ricordato però le traversie patite, anche a sinistra, dalla loro iniziativa parlamentare sul contributo temporaneo di solidarietà dei grandi patrimoni. Seppur “timida”, la proposta non ha meritato dalle altre forze istituzionali alcun spazio di dibattito. Perfino i membri del Partito Socialista della Commissione petizione non hanno giudicato utile redigere un rapporto di minoranza che aprisse le porte a un seppur minimo dibatto parlamentare. Vitta e il suo seguito hanno invece liquidato la questione con la banale risposta: “così i ricchi se ne vanno”.

 

 

È lo stesso argomento principale già utilizzato nella campagna della cosiddetta riforma fiscale-sociale passata in votazione popolare per un pugno di voti ad aprile. «Se l’unico motivo per cui questi contribuenti sono venuti in Ticino è quello di pagare meno imposte, non sarà una perdita per il Ticino quando essi se ne andranno» ha chiosato Rossi. Tanto più che, come ricordato durante la campagna, la fuga dei milionari era una bufala, essendo quest’ultimi aumentati notevolmente negli ultimi anni. «Sono infatti altri i criteri per cui una persona decide di risiedere in un territorio, che vanno ben oltre una scelta puramente fiscale» ha specificato il professor Rossi, che ha spiegato quanto la politica degli sgravi di Vitta non abbia nulla d’originale, inserendosi nella logica neoliberale dominante da decenni nel mondo intero, Ticino compreso.

 

«L’ideologia dominante secondo cui diminuendo le imposte a grandi aziende e persone benestanti si avrebbero delle ricadute economiche positive e importanti nella società è smentita dai fatti storici. Non è mai successo – spiega il professor Rossi –. I soldi che questi contribuenti risparmiano con gli sgravi a loro favore, li investiranno nella finanza globale e dunque non sgoccioleranno in alcun modo nell’economia ticinese».

 

Rossi ha pure smontato la tesi secondo cui gli “sgravi per tutti” proposti da Vitta con la riduzione del 5% del moltiplicatore produca vantaggi per tutti. «I soli beneficiari di questo sgravio fiscale sarebbero le persone molto benestanti, che però non spenderebbero nel territorio ticinese quanto risparmierebbero pagando meno imposte in Ticino, considerato il loro tenore di vita già molto elevato. Le famiglie del ceto medio, al contrario, soffrirebbero notevolmente per questa riduzione lineare del moltiplicatore cantonale, perché il calo delle imposte che esse pagherebbero al fisco ticinese sarebbe insignificante rispetto al loro maggior dispendio per acquistare i beni e servizi che prima della manovra fiscale erano forniti dallo Stato. Il governo cantonale dovrebbe infatti tagliare la spesa pubblica in modo notevole a seguito delle minori risorse fiscali e questo inciderebbe sulla qualità e la quantità dei servizi pubblici per il ceto medio e quello basso della popolazione».

 

 

Alla politica degli sgravi andrebbe opposto il concetto degli incentivi, ben diverso dallo sgravio. Lo strumento dell’incentivo fiscale consentirebbe di stimolare una politica economica nell’interesse generale, di promuovere atteggiamenti virtuosi dell’economia privata verso uno sviluppo sostenibile di qualità. Si potrebbero immaginare degli incentivi alle aziende che impiegano giovani formatisi nel sistema educativo cantonale, così da evitare la fuga dei cervelli e al contempo valorizzando la qualità del sistema formativo locale.

 

Oppure degli incentivi a quelle aziende che riconoscano il capitale d’esperienza e competenze dei lavoratori senior (oltre i cinquant’anni), impiegandoli nelle proprie aziende attraverso un sistema di passaggio di conoscenze tra giovani e lavoratori senior. Così come non mancherebbero dei riconoscimenti a chi promuove un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che promuova l’uso di tecnologie innovative, l’uso dei trasporti pubblici e così via.

 

 

In conclusione, pur rimanendo nella ferma convinzione che la fiscalità debba rimanere la principale modalità di ridistribuzione della ricchezza nel sistema capitalista attuale, sono possibili numerose proposte alternative concrete di area rosso-verde intese come incentivi in opposizione alla logica degli sgravi. I bisogni sociali inevitabilmente cresceranno (basta pensare al ramo delle cure alle persone anziane), e per questo bisogna opporsi a qualsiasi operazione che miri a indebolire il servizio pubblico svuotandone le casse.

 

Ciò non impedisce di promuovere politiche di giustizia sociale e ambientale, orientando la politica economica cantonale per il tramite dello strumento degli incentivi fiscali volti a incoraggiare comportamenti virtuosi.

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