“Cherchez la femme!”

di Eolo Morenzoni

 

“Cherchez la femme!” scriveva Alexandre Dumas centosessanta anni fa, il cui motto fu poi ripreso da molti giallisti negli anni successivi. Non ce ne vogliano troppo le lettrici, ma ci vediamo costretti a tornare sul caso Argo 1 dove, benché tanto sia già stato detto, il ruolo di una persona è passato sotto traccia.

 

Caduta l’ipotesi del “follow the money” del metodo Falcone (per assenza di prove), vale la pena ripescare la celebre frase di Dumas; “appena mi portano un rapporto, io dico: "Cherchez la femme". La citazione letteraria ci apre la strada a una semplice constatazione. Chiunque nel Cantone avesse avuto a che fare col mondo dei richiedenti l’asilo, doveva vedersela con lei.

 

Era lei la vera deus ex machina del settore, benché finora se la sia sfangata non avendo sulla carta delle responsabilità gerarchiche. Era lei che regolava i rapporti coi fornitori per i pasti dei richiedenti, con gli albergatori per l’alloggio nelle pensioni, senza mai produrre uno straccio di contratto scritto, di approvazione del governo o di iscrizione nella lista pubblica dei mandati. Il tutto per oltre 2,5 milioni fuori legge.

 

Sia detto per inciso, la Commissione d’inchiesta ha stabilito che l’ente pubblico ha perso molti soldi col sistema delle pensioni da lei gestito. Senz’altro ha avuto un ruolo nell’artificio dell’assunzione del suo amico di famiglia a registro paga di Argo, mentre invece era stipendiato dal Cantone. La neonata agenzia di sicurezza poteva così vantare “il concetto innovativo di presa a carico dei rifugiati”, a differenza della concorrenza. Peccato che a pagarla fosse il Cantone, non l’agenzia “innovativa”. Sempre lei ha organizzato le finte dichiarazioni spontanee dei suoi collaboratori sugli inesistenti controlli ai centri gestiti da argo 1. E la verifica sulla qualità offerta delle prestazioni ben pagate, dagli alloggi al vitto? Zero assoluto.

 

Le critiche puntuali di vari organismi impegnati nel sostegno ai migranti, erano prontamente classate nel cassetto. Cosa si pretende d’altronde? Sono rifugiati, tutti li odiano e, soprattutto, non votano.

 

Non sarà forse un caso se il “galante” Sansonetti, direttore di Argo, abbia pensato di offrire a lei la cena a Bormio e non all’insignificante quanto ingenuo superiore Scheurer.

 

Quali lezioni trarre dallo scandalo Argo 1? Beh, che nessun responsabile ha pagato per gli errori commessi. Scheurer si sta godendo la sua pensione, l’ex capo divisione Blotti dirige ora le Fart, mentre lei siede tranquillamente al suo posto, continuando a gestire il servizio dei richiedenti, malgrado il ruolo determinante avuto nello scandalo delle ripetute violazioni alle leggi della cosa pubblica.

 

 

“E Beltraminelli?” si chiederà qualcuno. Lui, poveretto, non c’era, non sapeva e non vedeva nulla. Quando si dice avere le qualità idonee del capo Dipartimento. Scordavamo una cosa; di svelarvi il nome di lei. La signora si chiama Carmela Fiorini, fidanzata di Fiorenzo Dadò, presidente e capo gruppo Ppd. Sono tutte casualità, perché da noi queste cose non succedono.