di Eolo Morenzoni
Ci sono leggende di paese che raccontano meglio di mille parole le qualità nascoste di un territorio. Nel nostro bel cantone, c’è un paesino posizionato in uno dei posti con la vista più incantevole sul lago di Lugano, che ha una strana particolarità.
Avete presente quei cartelli che indicano strada a fondo chiuso?
Quelle strade in cui non vi conviene immettervi con la vostra auto, altrimenti rischiate di trovarvi impegnati in una difficile retromarcia.
Ma se per sbaglio dovreste inforcare la strada al Castel di Vico Morcote, appena superato il nucleo storico del paese, non temete: l’uscita in via Strada du Nisorin è garantita senza alcun problema. Certo, la strada è un po’ strettina, ma considerati gli spaziosi Suv di molti residenti, la cosa non dovrebbe essere un problema.
Quel cartello di strada a fondo chiuso, sarà stata dunque una svista? Forse. La leggenda di paese vuole invece che quel cartello sia stato messo lì appositamente, affinché i poveri abitanti delle lussuose ville che si affacianno sul lago, non siano disturbati da molesti rumori inutili. Va detto che in quelle strade, molti dei residenti non vi abitano realmente. Si sa, questi manager globali si spostano continuamente per il mondo, trascinati da sfibranti impegni lavorativi.
Prendiamo il signor Bizzari, che vive proprio lungo quella strada. Le autorità italiane lo sospettano di residenza fittizia ai fini di evasione fiscale. È uno dei due super manager della Gucci a cui le autorità fiscali ticinesi hanno concesso quello statuto di globalista che alla stampa nazionale puzza tanto di farlocco.
Appena poco più in giù, state bene attenti a seguire la curva a gomito a sinistra, altrimenti finite davvero in un vicolo cieco e vi trovate in casa di Benedetta Zegna, la signora il cui patrimonio di famiglia è stimato da Bilanz sui 2-3 miliardi di franchi. Più o meno quanto guadagnano tutte il migliaio di operaie dello stabilimento di famiglia a Stabio, la Consitex, in mille anni. Se non volete sbagliare, dovete girare proprio all’altezza della casa della signora Elena Alyakina, almeno stando a quanto riporta l’elenco telefonico. Ma lei non la troverete. La signora è rientrata in fretta e furia nella sua madrepatria russia, lasciando uno scoperto col fisco ticinese di oltre un milione di franchi.
Voi comunque proseguite la strada che scende di pochi metri, sarete proprio sotto due ville costruite una sopra l’altra, di quelle che hanno il giardino al piano superiore proprio sopra il tetto di quella sotto. Quelle astuzie utilizzate dagli immobiliaristi per sfruttare al massimo l’indice edificabile, insomma. D’altronde, non è forse un caso che al piano sotto fino a pochi anni fa, vi abitasse uno degli immobiliaristi più potenti nel campo del lusso vista lago, Angelo Gilardoni. Un’immobiliarista molto chiacchierato nell’ambiente, perché si dice che da semplice possessore di una benna, oggi abbia accumulato tanta grana da potersi comperare metà del centro Maghetti a Lugano, tanto per dire.
Le solite malelingue dicono che la sua fortuna sia legata alle amicizie kazake del Paccoli, di quel piccolo paese straboccante di petrolio dove la gran parte degli abitanti sopravvive a malapena, governato da decenni da un dittatore. Naturalmente sono tutte illazioni, visto che la procura ticinese non ha mai investigato sul signore in questione.
Quando l’immobiliarista chiacchierato andò a vivere nella villa al piano sotto, l’inquilino del piano sopra, che ancora vi abita, è una personalità nota in Ticino. È quel Donato Barbuscia, ex direttore di Banca Stato, allontanato dall’istituto per motivi mai chiariti completamente. Potete immaginare quali speculazioni le malelingue fecero sulla strana coppia di vicini…
Ora vi sveliamo un segreto. Quel cartello a fondo chiuso, da qualche tempo lo hanno spostato di qualche metro, dando meno l’impressione di essere collegato a quella strada. La sua vecchia postazione (oggi ancora visibile su google street view), risale all’epoca in cui nel paese regnava incontrastato Luido Bernasconi, ex sindaco ed ex presidente del distretto di Lugano del Plr. Il Luido fu poi costretto a dimettersi, dopo esser stato accusato di amministrazione infedele. Il Tf lo ha definitivimente condannato per non aver versato 170'000 franchi di proprie imposte comunali nel decennio in cui era sindaco e le tasse d'uso di due immobili di cui era amministratore.
La storia del cartello è dunque una leggenda che si racconta nei bar del paese del tempo che fu, cioè una decina di anni fa. Oggi Vico Morcote rimane quel bel paese in cui abitano tante brave persone e di ville popolate da fantasmi, di quelli del tipo fiscale.
Mi raccomando però, nessuno lo dica all’Ufficio Migrazione. È un segreto di paese.