L’ecologia elettorale del PLR e delle destre

di Ivan Miozzari e Ingo Tamagni

 

Nel dibattito sul clima tenutosi martedì 26 marzo, dal titolo “Economia e clima, conciliabili?”, la domanda è rimasta senza risposta.

 A dibattere con il pubblico composto principalmente da studenti liceali che hanno riempito l’aula magna del liceo di Lugano erano esponenti di partiti in campagna elettorale: MPS, PS, i Verdi, PPD, PLR, Lega e UDC.

 

“Cosa avete fatto e cosa farete se eletti, per l’ambiente e il clima?” è la domanda posta ai partiti dalla moderatrice.

 

La percezione della situazione riguardo alle urgenze ambientali è alquanto eterogenea e così l’impegno politico che ne deriva, stando alle risposte dei candidati. Se da sinistra si invocano misure drastiche ed immediate per ciò che dovrebbe essere considerata “un’emergenza di Stato”, al centro si danno per già in essere le soluzioni. La destra sembra preferire le disquisizione sulle colpe dell’aria straniera.

 

Matteo Poretti dell’MPS, sollecitando, invano, la discussione sul conflitto tra Capitale e Ambiente ha avanzato l’ipotesi di misure immediate come la chiusura di industrie che in Svizzera o nelle sedi all’estero impattano gravemente sull’ambiente.

 

Per Carlo Zoppi del PS, lo stato di emergenza va riconosciuto. Di più. Zoppi traccia un parallelismo con la dichiarazione dello stato di guerra del ’39 e sostiene che andrebbero attribuiti “poteri eccezionali al Governo”. Su questa affermazione è difficile fare un commento. In assenza di una spiegazione, dell’argomentazione da parte del candidato - che sarebbe interessante leggere - evocare le democrazie illiberali potrebbe apparire strumentale.

 

Per il PPD Lorenzo Jelmini la crisi c’è ma parlare di emergenza non è forse necessario. Le soluzioni sono già state adottate grazie a Doris Leuthard e la strategia energetica 20-50. Dunque aspettiamo e stiamo a vedere che succede.

 

Il PLR vanta la recente folgorazione di Petra Gössi sulla necessità di essere più “green”. Si chiede al candidato al CdS per il PLR, Alessandro Speziali come si concilia l’istantanea, e opportuna in tempo di elezioni, anima verde con la difesa del devastante progetto Brè-Cardada e con le posizioni del Partito sull’aumento di corsie in autostrada. La risposta accenna al prolungamento a Sud di AlpTransit al quale eventualmente sacrificare l’allargamento. L’opposizione al progetto sul Monte Bré sarebbe frutto di “isteria”. Isteria la preoccupazione espressa civilmente dagli abitanti, per estensione isteria collettiva di chi si preoccupa per il clima e l’ambiente. Speziali, dopo una divagazione sulla bellezza estetica del beton, ci dice altro. La sua affermazione “se non fossero stati gli stranieri, olandesi, tedeschi e gli svizzerotedeschi a determinare lo sviluppo del Locarnese, saremmo ancora al paiolo “ - gli zoccoletti sono tra le righe - ci fa venire il dubbio che ci sono candidati di quest’area che hanno quantomeno una bassa considerazione dei cittadini che pretendono di voler rappresentare. A proposito di conflitto tra Capitale e Ambiente lo stesso Speziali pretendendo che “a sinistra c’è forse più sensibilità ecologica, ma a destra ci si occupa dei problemi” stabilisce due campi opposti. Tra la necessità di fare pace con l’ambiente naturale e le politiche economiche in essere e auspicate a destra. Un conflitto abissale.

 

La Lega, con Daniele Casalini, tiene a precisare che “negli ultimi trent’anni si è fatto e si sta facendo qualcosa”. Per spiegare a cosa si riferisce il “qualcosa” cita i sussidi appena votati per l’acquisto dell’auto elettrica. Auto elettrica che, a giudicare da quanti Partiti ci sono saliti in Gran Consiglio sembra più un pullman, dipinto di verde, per arrivare alle elezioni ammiccando alla diffusa sensibilità ambientale. La Lega, come l’UDC, ci ricorda che l’aria non ha confini. Il giovane UDC Christian Clemente, che ammette di non vedere lucciole da molto tempo, ne attribuisce la responsabilità alla Lombardia. I ticinesi sono virtuosi per quel che concerne l’ambiente. L’unica misura da prendere - invito che comunque accogliamo - è “non buttare cartacce in Piora”. Quando si dice avere visione e progetti.

 

I Verdi, rappresentati da Massimo Collura, hanno contribuito non poco, in tanti anni di battaglie, all’odierna diffusa sensibilità e alla consapevolezza dell’emergenza ambientale. Né è uno specchio il programma dei Verdi che, così come quello dei comunisti, non si limita alla legislatura ma si estende ad una visione a lungo termine. Alla progettazione di una pace sociale e di un’alleanza tra società e ambiente proponendo soluzioni concrete e di lungo respiro.

 

 

 

“Sciopero per il clima” ha portato all’attenzione pubblica un dibattito che svela un’evidenza: per affrontare e risolvere le problematiche ambientali alcuni partiti non devono essere votati. La preoccupazione per il clima e per l’ambiente dovrebbe permeare ogni movimento politico, ma i valori di base dei partiti borghesi e della destra non paiono compatibili con queste necessità.

 

I giovani, quelli che si confrontano nei dibattiti, quelli che manifestano per il clima, per estensione tutti coloro che vogliono assicurarsi un futuro vivibile, hanno il potere di cambiare le cose nell’urna. Dimostrando tra l’altro al signor Speziali e chi la pensa come lui, che i ticinesi sono senz’altro in grado di creare i presupposti per uno sviluppo economico e sociale anche in assenza di una guida straniera più illuminata (più ricca). E che questo sviluppo può essere non solo sostenibile ma anche vincente nelle sfide che il cambiamento climatico ci costringerà ad affrontare.