di ForumAlternativo
Quella di ieri è stata una giornata elettorale dal retrogusto amaro. L’arretramento della destra populista e la mancata rielezione di Paolo Beltraminelli fanno certo piacere, ma ciò non toglie che i partiti di governo, con le loro liste di accompagnamento ai candidati uscenti, sono riusciti ad imporre alla popolazione la rielezione quasi integrale del peggior governo ticinese di sempre.
Un governo che rimane composto di soli uomini, complice anche la volontà dei partiti che lo compongono di non dare spazio a candidate donne di peso. Un governo sotto il quale – in barba ai proclami del padronato e dello stesso Consiglio di Stato – la qualità di vita del cantone è colata a picco, la deturpazione del nostro bel territorio è avanzata a passo spedito, la precarietà nel mondo del lavoro è diventata la norma e sempre più giovani hanno lasciato la regione per trovare condizioni di lavoro dignitose oltralpe o all’estero.
L’esclusione di Beltraminelli – ieri un po’ meno sorridente del solito – ha un che di clamoroso ma non cambia nulla alla sostanza, e proprio per questo non può essere un particolare motivo di giubilo. Qualcuno si illude forse che l’elezione di Raffaele De Rosa cambierà in qualche modo gli equilibri in governo o farà magicamente sparire la malapolitica e gli intrallazzi dietro le quinte a cui siamo purtroppo abituati?
Più confortante è invece che la destra populista sia arrivata ad una battuta d’arresto, anche se nessuna forza sembra averne beneficiato in modo significativo. Anche quest’anno l’astensione si conferma il primo partito del paese, mentre il ricorso alla lista senza intestazione – arrivata ormai al livello dei liberali – e il sostegno alle liste minori sono ancora una volta aumentati.
Facendo prova di una mediocrità e di una mancanza di coraggio mai visti prima, i partiti storici e la Lega hanno dato luogo ad una campagna elettorale particolarmente sterile che non ha entusiasmato le elettrici e gli elettori ticinesi. Serve a poco, quindi, fare la morale a questi ultimi: confrontati con l’impossibilità di cambiare in modo significativo la composizione di questo deludente governo, le Ticinesi e i Ticinesi hanno preferito restarsene a casa, o si sono rifiutati di plebiscitare i partiti rappresentati in Consiglio di Stato.
Il confronto con le dinamiche elettorali del resto della Svizzera dà delle indicazioni interessanti. A destra, quello che doveva essere il “listone” della destra populista non sfonda e anzi arretra in modo spettacolare, seguendo la tendenza dell’UDC a livello nazionale. Il PL(R)T tutto sommato regge ma non cresce come negli altri cantoni, complice forse il suo assestarsi su posizioni liberal-conservatrici che sono ormai terreno di caccia anche della Lega. Sorprendentemente, il PPD evita la catastrofe annunciata dagli scandali dell’ultimo quadriennio e l’arretramento previsto, complici probabilmente i voti di panachage a De Rosa.
A differenza del resto del paese, la sinistra continua a marciare sul posto, anche se bisognerà aspettare i risultati del Gran Consiglio per farsi un’idea più chiara del peso delle singole formazioni politiche. L’appello al voto utile per salvare il seggio di Bertoli, la chiamata alle armi della base socialista e il basso tasso di partecipazione hanno senz’altro contribuito a spostare gli equilibri nel voto al Consiglio di Stato. A farne le spese sono stati principalmente i Verdi, mentre i partiti di sinistra radicale ne escono meglio di quattro anni fa. Com’era prevedibile, il PS è riuscito a confermare la sua posizione senza grosse sorprese ma resta da vedere se il risultato del partito riflette una reale crescita di consensi. Proprio per questo sarà interessante un confronto con i risultati del parlamento.
In attesa di un’immagine più completa, i risultati del Consiglio di Stato confermano che l’elettorato ticinese ha sete di un’alternativa ai partiti di governo ma che nessuna forza politica è attualmente in grado di rispondere a questo bisogno. Per far fronte a questa sete di alternativa e rispondere alle politiche aggressive del padronato, dei partiti borghesi e della destra populista è più che mai urgente la costituzione di un nuovo soggetto politico moderno, pluralista e ambientalista, ancorato nei bisogni della popolazione. Un soggetto politico che ridia fiducia ed entusiasmo a quelle Ticinesi e quei Ticinesi che ormai hanno smesso di credere nella politica e nel processo democratico. Un soggetto politico che vada ad intercettare i voti persi dalla destra populista.
Ma non disperate, il cambiamento sta per arrivare: l’alternativa rosso-verde ai partiti di governo è dietro l’angolo. Ci vediamo alle Elezioni federali del prossimo ottobre.