Il rico fuori moda

di Luigi Pagani, detto ul matiröö

 

A metà anni novanta, l’esponente dell’ala neoliberista Marina Masoni entra in governo e prende la guida del Dipartimento finanze ed economia del Cantone. Per mantenere vivo il mantra del meno Stato, degli sgravi fiscali e ricchi cottilons, non bastano i soli slogan.

Ci vuole anche una narrazione economica che possa vantare dei titoli scientifici che la supporti.

 

È l’epoca del libro bianco pagato coi soldi pubblici al dottor Pelanda, per dirne una. Ma non bastava. Alla Marina serviva qualcuno che desse una legittimità scientifica alla sua visione ideologica, fornendo dei bei studi che guarda caso, dimostravano quanti bei frutti dava l’attuazione della sua politica. Poiché a capo dell’Ufficio di statistica cantonale vi era Elio Venturelli, una persona che, per onestà e dignità intellettuale, non si sarebbe mai piegato a fornire bufale scientifiche su comanda, era necessario trovarne un altro.

 

Nel 2005 dal cilindro neoliberale sbuca l’uomo giusto per questo lavoro, tale Rico Maggi a capo dell’Istituto di ricerche economiche dell’Usi. Mentre Venturelli viene mobbizzato, escluso e ignorato sistematicamente da tutte le riunioni dei vari capi degli Uffici del Dfe, l’ire del Maggi riceve il suo primo contratto di prestazione con il Cantone.

 

La narrazione scientifica apprezzata dalla marina, costa al contribuente ben 700'000 franchetti l’anno. Dal 2005, vuol dire che abbiamo totalizzato quasi 10 milioni di franchi. Ma poiché la scienza è una cosa seria e la saggezza popolare segnala che le bugie hanno le gambe corte, il nostro viene sempre più spesso sbugiardato.

 

La più clamorosa (e coraggiosa) smentita scientifica arrivò alla famigerata pseudo analisi dell’impatto dei frontalieri sul mercato cantonale da un ricercatore e statistico serio, Fabio Losa. Perfino il committente Seco, glissò imbarazzato sulla scientificità dello studio, frutto dell’appalto impostogli dal Cantone all’Ire.

 

Malgrado la marina fu poi cacciata dallo scranno, il popolo continuò e continua a finanziare il Rico fino ai giorni nostri. Vitta, il figlioletto della marina, non poteva privarsi di qualcuno che continuasse a cantar le lodi dell’abbagliante settore della moda, dandogli quel tocco di scientificità. E così, a noi contribuenti, ci toccherà continuare a mantenere il Rico ancora per almeno altri due annetti.

 

Soldi dei cittadini ben spesi, a mente dei nostri governanti, per continuare a tessere a minchiam le lodi quel ramo economico importato nel territorio grazie all’implementazione di un’organizzazione di stampo criminogeno, finalizzata all’evasione fiscale su vasta scala.

 

D’altronde, nel pool scientifico dei tessitori di lodi della moda, non si poteva lasciare il solo il cultore dell’omertà Mauro Baranzini di cui abbiamo già accennato in una scorsa rubrica.

 

Ora che la Gucci rientra in Italia pagando in un sol colpo una multa da 1 miliardo e 250 milioni, (importo che supera quanto incassato in venti anni d’imposte da comuni, cantoni e Confederazione messi insieme), speriamo che si portino via pure il maggi. O che perlomeno si smetta di pagarlo coi nostri soldi, perché i suoi pretesi scientifici studi, sono ormai fuori moda.

 

S’investa piuttosto nella statistica pubblica seria, di cui vi è un forte bisogno. Ma cosa lo diciamo a fare a questi indegni eredi di un vero illuminato quale fu Stefano Franscini…