kering: lacrime da coccodrillo

Unia Ticino

 

8 maggio 2018: è questa la data in cui UNIA aveva annunciato come ineluttabile la partenza del gruppo Kering dal Ticino.

 

Come Federico Franchini scriveva già su Area nel marzo precedente, la firma dell’accordo BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) tra gli stati dell’OCSE, tra cui la Svizzera, avrebbe messo un termine agli artifici fiscali come quello organizzato dal gruppo. Artificio che ha permesso per anni di sottrarre illegalmente entrate fiscali dagli altri paesi, versandone una piccola parte nelle casse del compiacente Canton Ticino.

 

Dal momento in cui questi stratagemmi tecnici sono stati scoperti e resi illegali, restava soltanto da stabilire il tempo necessario per chiudere baracca. Prima, permettendo a Kering di negoziare il rimpatrio delle attività, con un “bentornati in Italia” costato la bagatella di 1.25 miliardi di Euro al gruppo, come da accordo con l’Agenzia delle entrate italiana del 9 maggio scorso. Poi, permettendo alle autorità cantonali di continuare a predicare la necessità di diminuire la pressione fiscale sulle imprese, facendo votare dal popolo l’infausto accordo RFFA domenica scorsa.

 

La notizia della partenza del gruppo dal Ticino è stata quindi artificialmente ritardata per garantire la continuazione delle politiche di sgravi fiscali portata avanti dal DFE, e richiesta ancora non più tardi di qualche giorno fa dall’ex direttrice del dipartimento Marina Masoni, oggi presidente (per servizi resi) dell’associazione mantello Ticinomoda.

 

Quindi, basta fingere sorpresa e piangere lacrime di coccodrillo: il fatto di aver richiesto che l’azienda ritardasse la comunicazione a dopo la votazione sulla RFFA dimostra che l’autorità cantonale sapeva quale impatto avrebbe potuto avere sul voto tale partenza.

 

Nascondere la realtà perché la popolazione sostenesse l’ennesimo regalo a delle aziende che non hanno nessun legame con il territorio, che sfruttano per i loro interessi senza creare nessun valore aggiunto, in termini di inserzione territoriale e, spesso, di creazione di posti di lavoro. Tanto a pagare sono sempre i lavoratori e le lavoratrici, a cui il sindacato vuole oggi ancora testimoniare la propria solidarietà. Così come la popolazione cantonale tutta, che dovrà assorbire le diminuzioni di gettito fiscale dovute all’applicazione della RFFA.

 

Perché l’unica vera notizia della settimana è quella della votazione di domenica scorsa, sulla quale il sindacato esprime ancora oggi la sua delusione. Tutto il resto era scritto, sarebbe bastato aprire gli occhi invece dei cordoni della borsa …