Caro Käppeli, il diritto allo studio non vale solo in campagna elettorale

Gioventù Comunista

 

Prendiamo atto della proposta di aumentare il frazionamento delle borse di studio al master in prestiti, alzando la soglia minima dallo 0 al 25%, rendendo di fatto impossibile l’attuale frazionamento del 10% adottato dal governo.

Questa misura fortemente antisociale scoraggia il ceto medio-basso dall’intraprendere degli studi universitari, trasformando la possibilità di conseguire un master in un privilegio delle classi più alte.

 

D’altronde, che questa misura disincentivi i beneficiari dal richiedere una borsa di studio viene ammesso nel rapporto stesso del liberale Fabio Käppeli e sostenuto dalla maggioranza borghese della Commissione Scolastica.

 

La scelta della (giovane!) destra economica va quindi a colpire chi non può permettersi di intraprendere il percorso universitario. Da buon opportunista poi, il giovane (evidentemente solo in senso anagrafico) liberale si è ben riguardato dall’affrontare la questione prima delle elezioni Cantonali, essendo sicuro che dopo la sua rielezione avrebbe potuto sparare a zero contro il diritto allo studio senza subire conseguenze che lo avrebbero intaccato.

 

Il rapporto proposto da Käppeli, redatto in risposta alla petizione del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti volta ad un potenziamento delle borse di studio e sostenuta dalla Gioventù Comunista, contiene una marea di considerazioni anti-sociali, tipiche della destra economica e più sfrenatamente liberista di questo Cantone. Nel rapporto, infatti, viene anche sostenuto che l’attuale metodo di calcolo per l’assegnamento delle borse di studio sia “piuttosto generoso”, senza menzionare il fatto che i criteri di concessione di un aiuto sono stati inaspriti a più riprese negli scorsi anni.

 

Insomma, per liberali e compagnia il diritto allo studio non deve essere garantito a tutti: peccato però, che in campagna elettorale i GLRT affermassero che “c’è da piangere perché il denaro indirizzato alle scuole non viene visto come investimento, ma come costo”. Buffo anche come nel rapporto venga affermato che “i residenti devono competere con frontalieri sempre meglio formati”. Questo ovviamente non sarebbe un problema, se partiti quali il PLR smettessero di favorire la libera circolazione del capitale e se si introducessero finalmente un salario minimo dignitoso e altre misure volte a favorire l’occupazione indigena.

 

I liberali, quindi, parlano di problemi creati da loro stessi e dei quali approfittano per incrementare i loro profitti. Inoltre, nel rapporto viene asserito che una borsa di studio è un “vantaggio anzitutto personale”. Questo è vero soltanto in un’ottica liberale, che punta a un’economia fondata soltanto sulle grandi aziende a basso valore aggiunto (che beneficiano sempre di più di sgravi fiscali), le quali non apportano però nessun beneficio all’economia locale. Occorre dunque un riorientamento dell’economia ticinese, affinché gli studi universitari del singolo possano diventare un vantaggio per l’intero Cantone.

 

La Gioventù Comunista ci tiene a ricordare come essa lotti da sempre (e non solo in campagna elettorale, come fanno i giovani liberali) per un reale diritto allo studio e che continuerà a combattere misure anti-sociali come quelle proposte dalla destra economica liberista. La GC invita quindi il parlamento ad accettare la proposta di aumentare il tetto massimo delle borse di studio da 16'000 a 20'000 franchi, unico spiraglio di luce del rapporto del giovane Käppeli, e a rifiutare l’aumento del frazionamento delle borse di studio ad almeno 25% della borsa per il master.