L'elezioni comunali si avvicinano

di Red

 

Bruno Brughera, portavoce di AIDA, intervistato dal giornalista del NZZ Peter Jankovsky sull'autogestione, il CSOA il Molino e le politiche della città di Lugano.

 

 

 

Peter Jankovsky NZZ

La gente di Aida e del Csoa – qual è la differenza?

 

Bruno Brughera, portavoce di AIDA

Siamo persone della società civile. Alcuni di noi, hanno avuto e/o hanno esperienze politiche sia a livello comunale che cantonale. Più o meno tutti abbiamo vissuto esperienze di autogestione, ma non rappresentiamo il collettivo CSOA, siamo un associazione che vuole far riconoscere il concetto di autogestione e il diritto di aggregarsi in modo autonomo.

 

 

 

Da quando i Molinari si trovano presso l’Ex Macello?

 

Dal 2002 con una convenzione tra municipio di Lugano, Cantone e il collettivo rappresentato dall’associazione ALBA. Convenzione che ha una validità giuridica di trennt’anni, ma che ora il municipio di Lugano vuole disdire senza una vera causa di inadempienza da parte delle parti coinvolte.

 

 

 

Come interpretate il vostro ruolo presso l’Ex Macello?

 

Il nostro ruolo verte ad informare la popolozione e la maggioranza dei consiglieri comunali perché negli anni è stata fatta una disinformazione facendo credere che il degrado in cui si trova l’ex Macello sia opera dei Molinari, facendo credere che sia un luogo di illegalità e di problemi di ordine pubblico. Ora la stragrande maggioranza dei cittadini ha dei pregiudizi. Noi con l’aiuto dei media vogliamo spiegare il valore socio-culturale dell’esperienza che esiste da più di vent'anni. Se fosse il caso, potremmo fungere da mediatori cercando di creare un tessuto connettivo e non di distruggere o cercare il muro contro muro.

 

 

 

In quale modo farete resistenza alla decisione del CC di Lugano che vuole un uso diverso dell’Ex Macello?

 

Sinceramente è tutto in divenire, stiamo attendendo la posizione dell’assemblea del CSOA – che è l’unico organo rappresentativo e decisionale - per capire se vogliono aprirsi a forme di dialogo mediate come lo fu nel 2001 e capire se a livello giuridico la futura disdetta è fattibile. Poi ci sono strumenti democratici come il referendum, ma per questo occorrono forze politiche e grande capacità di informazione per reggere la disinformazione soprattutto della Lega - attraverso il settimanale il mattino - dell’UDC e dei partiti borghesi che non hanno nessun interesse a mantenere esperienze popolari cresciute dal basso, dai giovani.

 

 

 

Perché adesso questa decisione?

 

Crediamo che a dieci mesi dalle prossime elezioni comunali, sia abbastanza gioco forza per la destra, cavalcare temi sull’ordine pubblico, sulla legalità e promuovere progetti eclatanti come del resto fanno da tantissimi anni. Ora sono riusciti a far passare un messaggio per un credito di progettazione internazionale di ristrutturazione. Ma il dibattito seppure in modo latente verteva sull’autogestione o meno. Il risultato è che la maggioranza non vuole nemmeno riconoscere il diritto all’autogestione, costi quello che costi.

 

 

 

Dal vostro punto di vista, quali sono le alternative?

 

Guardi, Lugano è un piccolo centro urbano che si è allargato in dismisura con le aggregazioni fino a comprendere una intera valle - val Colla- senza che ci fosse una redifinizione dei piani regolatori. È una amministrazione che naviga a vista, che non sa mettere veramente l’accento sui veri problemi e non sa pianificare senza avere convivenze in speculazioni e quant’altro. Le faccio l’esempio di come vuole tenere in vita un aereoporto morto a suon di milioni. Il piano viario è un continuo compromesso per assecondare commercianti e continuare con la mentalità di muoversi con l’auto per tutte le faccende private e pubbliche, non c’è una vera pedonalizzazione del centro come sono in ritardo con le vie ciclabili e le sinergie con i traspoti pubblici e così via.

 

 

 

Alternative?

 

Ristrutturare l’ex macello mantenendo il CSOA in un luogo accessibile a tutti come proposto dal rapporto di minoranza PS-Verdi.

 

 

 

In quale senso e misura vi considerate protettori dei vecchi beni architettonici di Lugano e lottatori contro la speculazione edilizia?

 

AIDA non lo è, ma ognuno di noi ha vissuto le squallide operazioni immobiliari di Lugano e non solo, dove hanno distrutto tutto e l’impossibile da decenni, L’ex macello è uno stabile protetto e se non fosse per i ragazzi del Molino sarebbe già bruciato due volte sempre a causa dell’incuria del municipio dove ha laboratori e magazzini fatiscenti. Attualmente nella parte concessa - circa un terzo- si vive un ambiente rinato, semplice e fruibile da tutti con parti di memoria industriale. Ricordo, che da un posto di morte, ora si fanno feste, concerti, cultura e informazione con conferenze dibattiti e una biblioteca, quindi un luogo di vita vera e non qualcosa di artificiale asettico come l’idea progetto vorrebbe per far frequentare solo gente in giacca e cravatta e la scusa di dare spazi a molteplici associazioni.

 

 

 

Qual è la situazione dei vecchi beni architettonici di Lugano?

 

Bella domanda, ce ne sono ancora? A parte quelli intoccabili non resta quasi più niente del nostro passato!

 

 

 

Lugano diventa sempre più verde finalmente?

 

No, non credo, qua basta un tarlo in un tronco per tagliare alberi a decine, non basta il piccolo parco Ciani, il futuro parchetto di Viarnetto e 4000 ettari di bosco che dal Boglia salgono fino al San Lucio per dire che la città è verde! Tutti gli sforzi di chi ha sensibiltà ambientali vengomo frustrati da un amministrazione e da un consiglio comunale che fanno del cemento il loro dio!