È ora di cambiare, seguendo l’onda viola del 14 giugno

di Red

 

Lo sciopero delle donne andato in scena in tutta la Svizzera lo scorso 14 giugno ha rappresentato la mobilitazione sociale più imponente nella storia del nostro paese. 500'000 donne e uomini solidali sono scesi nella piazze di tutte le principali città svizzere per rivendicare rispetto e diritti oggi purtroppo ancora vergognosamente negati.

Quella del 14 giugno è stata una giornata storica, teatro di una mobilitazione multiforme, costruita dal basso, che ha visto la partecipazione di tantissime giovani e tantissime famiglie. Un’inarrestabile onda viola ha invaso le diverse città del paese, da Ginevra a Losanna, da Berna a Basilea, senza dimenticare i centri meno popolosi, come dimostrato dall’imponente corteo che si è snodato nelle vie di Bellinzona. A Zurigo hanno sfilato oltre 150'000 donne e uomini solidali: cifre impressionanti che dovrebbero indurre la classe politica, l’insieme del padronato e più in generale la società ad una seria riflessione.

 

Il messaggio scandito nel corso della giornata era forte e chiaro: “basta con le discriminazioni, basta con le diseguaglianze, basta con gli abusi”. L’imponente adesione allo sciopero ha evidenziato la legittimità di queste e di tutte le altre rivendicazioni promosse dal movimento.

 

Purtroppo però ancora molto resta da fare. Lo evidenziano le cronache di queste ultime settimane. Si pensi alle cifre rese note dall’Ufficio di statistica lo scorso 25 giugno: le differenze salariali tra uomini e donne raggiungono livelli impressionanti e scandalosi, investono trasversalmente tutti i rami professionali e anche le donne con funzioni direttive. Differenze salariali che oltrepassano addirittura la quota del 25%. Per non parlare delle forme di impiego particolarmente precarie che colpiscono le donne o dei livelli salariali presenti in alcuni rami a vocazione femminile che precludono la possibilità di condurre una vita dignitosa.

 

Sempre in queste settimane si è discusso al parlamento federale della possibilità di introdurre un congedo parentale che dovrebbe favorire una maggiore conciliabilità tra lavoro e famiglia. È stato invece approvato il controprogetto che prevede un congedo di sole due settimane. Una proposta assolutamente inadeguata e minimalista, per non dire indecente. Ed il Consiglio federale, che è contrario, la considera addirittura eccessiva. Pazzesco!

 

E che dire poi della proposta di innalzare l’età di pensionamento delle donne a 65 anni formulata da Berset, ufficializzata all’inizio del mese di luglio dal Governo? È l’ennesimo affronto nei confronti delle donne, vittime designate dell’ennesima controriforma di stampo liberista.

 

E allora la grandissima mobilitazione dello scorso 14 giugno deve rappresentare il trampolino di lancio per un movimento che appare inarrestabile. Un movimento più deciso che mai a battersi per concretizzare tutte le rivendicazioni che sono state alla base di questa giornata che è già entrata nella storia del nostro Paese. È ora e tempo di cambiare!