Jessica Bottinelli, Verdi del Ticino
Sogno o son desta, o meglio ancora abbiam vinto al lotto? Me lo son chiesta leggendo del secondo pacchetto fiscale nato per compensare la fine della tassazione agevolata per le imprese presentato dall’onorevole Vitta.
In effetti sembra che da questa riforma avremo solo di che guadagnarne anche se facendo così due conti della serva e guardando solo indietro di un paio d’anni il nostro cantone ha speso circa 52 milioni per la riforma fiscale del 2018 mentre la Rffa ci è costata 150 milioni e con aumento dei contributi (senza contropartita per l’Avs), l’aumento dell’Iva e ora si parla anche di aumento di età pensionabile per le donne (della parità salariale invece tutti citus mutus).
Sapendo che uno dei massimi contribuenti (Gucci) sta per partire per altri lidi mi chiedo se nel frattempo non ci sia Paperon de Paperoni che verrà a portare il domicilio in Ticino altrimenti non si capisce come si fa a vendere questa riforma come una manna di rilancio per il nostro cantone. Inoltre si prendono fischi per fiaschi quando ci si rallegra delle nuove entrate per il sociale. È mai possibile che per avere qualche risorsa per questo settore bisogna in contropartita concedere regali fiscali a chi non ne ha bisogno?
Lo sgravio a pioggia senza criteri qualitativi e il taglio lineare non funzionano come metodo di rilancio economico, come già ampiamente dimostrato in un recente passato. Il circolo virtuoso dovrebbe funzionare altrimenti: si investe nell’istruzione affinché ci sia personale qualificato che vada a migliorare i vari settori economici con innovazione, know how, competenza, ecc ecc.
Insomma sarà che per alcuni tutto è oro quello che luccica ma alla luce degli ultimi dati disoccupazione Ilo le prospettive cantonali non sembrano essere così rosee. In effetti a volte le cifre mentono e quando la Seco dichiara che la disoccupazione è diminuita si tratta semplicemente della cifra che riporta le persone iscritte agli uffici di collocamento Urc. Così come quando si gioisce per un +1% di Pil ci si dimentica che se Vitta ha un panino e io zero anche se in media ne abbiamo metà ciascuno io resto a pancia vuota mentre lui si mangia la michetta.
Questa manovra non fa che segare il ramo su cui siamo seduti. Meno introito fiscale significa meno capitale a disposizione per gli investimenti. Significa anche magari qualche sacrificio come ulteriori tagli alle prestazioni?
La gestione di questo cantone guarda sempre più con un occhio di riguardo ad una manciata di contribuenti che, pur facoltosi che siano, non hanno diritto di far dimenticare il resto della popolazione (uno slogan non poi così datato diceva ‘siamo il 99%’).
Da questo Governo auspico una maggiore prudenza invece che una selvaggia decespugliata alle entrate nelle casse cantonali. Altri cantoni in passato hanno fatto scuola, mostrando i disastri che si possono fare (Lucerna in primis, talmente con l’acqua alla gola che il Governo si vide costretto a chiedere alle famiglie di ritornare gli assegni ricevuti).
La lungimiranza resta una qualità ancora troppo sottovalutata.