di Franco Cavalli
Erik Olin Wright è un sociologo marxista statunitense, ben conosciuto nel mondo accademico ma anche tra gli attivisti della sinistra americana. L’intenzione dell’autore era, dopo aver pubblicato nel passato già parecchi testi, questa volta di non limitarsi ad affermare la credibilità di un’alternativa democratica e ugualitaria al capitalismo, ma anche di indicare alcune piste di come poter realizzare questa alternativa
Nella prefazione l’autore racconta la genesi di questo agile ed interessantissimo libretto. Preparandolo si è accorto che stava scrivendo per due tipi di lettori: coloro più interessati all’aspetto accademico del problema, e quelli invece che cercano un po’ un manuale da seguire nella loro azione politica quotidiana. L’autore pensava quindi di scrivere il libro in due parti, con gli stessi capitoli. Nella prima parte poche discussioni e citazioni, ma più definizioni immediate, mentre nella seconda parte il tutto sarebbe stato trattato in termini molto più accademici.
Purtroppo circa un anno fa all’autore è stata diagnosticata, come lui descrive nella prefazione, una leucemia acuta, che l’ha tra l’altro portato alla morte pochi mesi fa. Si è quindi affrettato a portare a termine la prima versione (qui pubblicata), mentre ho l’impressione che non sia riuscito a finire i capitoli scritti in termini accademici.
Il libro, scritto con quella chiarezza anglosassone che personalmente mi affascina, si spinge a fornire un legame solido tra un’analisi del capitalismo, con tratti molto innovativi, e la costruzione di alcuni lineamenti fondamentali e di un nuovo modello economico socialista centrato su una democrazia reale. E lo fa con precisione e chiarezza, così che il libro diventa immediatamente utile per un vero e proprio programma politico da utilizzare per raggiungere questa trasformazione.
È ovvio che ciò ha potuto avvenire perché l’autore ha avuto una lunga militanza, sfociata nel suo essere uno dei pensatori che stanno alla base della nuova “ondata socialista” che si sta manifestando negli Stati Uniti. Secondo Wright questa nuova società socialista e democratica deve realizzare fino in fondo i principi già presenti delle enunciazioni della rivoluzione francese, ma che spesso sono rimaste lettera morta nella realtà. Si tratta dell’uguaglianza, della solidarietà e soprattutto, vista la degenerazione attuale del capitalismo, una vera democrazia.
A questo punto egli stesso cita la famosa frase aberrante della Cancelliera Merkel, secondo la quale la democrazia non può essere altro che “lo spazio che viene lasciato dall’economia”. Secondo l’autore non è più pensabile sperare in una qualche conquista del Palazzo d’Inverno, ma si tratta di erodere in modo sempre più evidente il potere capitalista, realizzando una dopo l’altra riforme radicali: tra queste egli cita il reddito di base incondizionato, una conversione ecologica (come non pensare al Green New Deal di Alexandria Ocasio-Cortez?), un’economia basata soprattutto su cooperative (ma dove anche il mercato può avere un ruolo), un’economia solidale quale base di un femminismo militante, la democratizzazione dell’impresa, l’estensione di servizi pubblici (anche le banche come servizio pubblico), la conoscenza come bene comune.
Tutto ciò può realizzarsi solo se la sinistra riguadagna un’egemonia di tipo gramsciano, che possa portare a queste trasformazioni con un’azione collettiva. Quest’ultima, in un mondo che il neoliberalismo ha trasformato in un inferno individualistico, può rinascere solo basandosi sulla comunità di valori, di interessi di classe (il 99% verso l’1%), e di identità dove quest’ultima per non finire nella palude del sovranismo delle identità fascistoidi deve riscoprire la comunità di interessi che hanno gli sfruttati nel combattere gli sfruttatori, cioè i padroni del vapore.
Per chi come me non ama le arzigogolature di molta letteratura rivoluzionaria di stampo latino, la lettura di questo agile libretto rappresenta un piacere, oltre che un importante stimolo per aggiornare le proprie posizioni politiche. Lo consiglio dunque a chiunque pensi che siamo in una fase dove la sinistra radicale, dopo quasi trent’anni di disfatte, sta rinascendo con forza.
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