Un mercato del lavoro sempre più precario

di Red

 

La presentazione dei diversi dati relativi al mercato del lavoro permette di avere un fotografia nitida ed oggettiva delle gravi problematiche che investono i salariati. Purtroppo ne emerge un quadro davvero preoccupante. Dopo la statistica sui bassi salari resa pubblica a metà luglio, che conferma come in Ticino si paghino salari da fame, è il turno in questi giorni di quella relativa al fenomeno della sottoccupazione.

Lo scorso anno il 7% di tutti i lavoratori attivi in Svizzera era sottoccupato. Un dato record a livello europeo. Ciò significa che ben 356'000 persone impiegate a tempo parziale avrebbe voluto lavorare di più. Un dato in crescita del 30% rispetto al 2008.

 

Ancora peggiore la situazione in Ticino, dove i sottoccupati sono oltre 17'000, più che raddoppiati tra il 2004 ed il 2015.

 

Questi dati – che evidenziano il fallimento delle politiche liberiste che hanno precarizzato le condizioni di impiego e prodotto povertà – mostrano delle linee di tendenza chiare. La precarietà del lavoro purtroppo continua ad aumentare. E se al dato sui sottoccupati sommiamo quello dei disoccupati, di coloro che sono alla ricerca di un impiego e di coloro che sono disponibili, arriviamo alla cifra shock di 830'000 persone.

 

Si impongono quindi alcune considerazioni di carattere generale e di natura politica. Innanzitutto, a fronte delle 830'000 persone che vorrebbero lavorare di più, la proposta del Consiglio federale di elevare a 65 anni l’età di pensionamento delle donne è un vero e proprio non senso.

 

Secondariamente, è urgente intervenire a livello legislativo per porre dei freni alla precarietà nel mercato del lavoro, cominciando dal vietare l’operato della famigerate agenzie interinali che producono profitti sulla precarietà delle condizioni di impiego. Una precarietà che comincia sui luoghi di lavoro ma che finisce per colpire l’insieme della società. Ma anche in questo caso le proposte in discussione al parlamento federale vanno esattamente nella direzione opposta. Si pensi agli atti parlamentari che chiedono di allentare i vincoli della legge federale sul lavoro (che, ricordiamolo, è la più liberale e deregolamentata a livello europeo), in particolare favorendo il lavoro domenicale e l’aumento dell’orario di lavoro annuale.

 

Infine, contrariamente a quanto fatto in questi ultimi 15 anni, nessuno oggi può presentare il lavoro a tempo parziale come un’opportunità. Non lo è più, in quanto la maggioranza delle persone impiegate a tempo parziale vorrebbero lavorare di più. E lo vorrebbe fare perché non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese.

 

 

Bisogna agire urgentemente e bisogna dare un segnale a livello politico. È anche per questo motivo che abbiamo deciso di presentarci alle prossime elezioni nazionali di ottobre, perché bisogna portare all’interno del parlamento federale la voce di chi soffre e subisce il degrado delle proprie condizioni di vita e di lavoro. E bisogna costruire una politica di chiara e di netta opposizione nei confronti di un Governo che difende supinamente gli interessi del mondo economico. Noi ci battiamo invece per un mondo che tuteli i diritti delle persone e quelli dell’ambiente oggi entrambi palesemente minacciati.

 

È ora di cambiare!