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Il Signor Andreas Meyer, direttore delle FFS, critica i sindacalisti per aver organizzato una manifestazione di solidarietà e di protesta in seguito alla morte di un capotreno, rimasto incastrato in una porta difettosa di una carrozza il 04-08-19 alla stazione di Baden.
Questo disprezzo per un’azione più che legittima s’inserisce nel percorso di Meyer alla testa delle FFS, caratterizzato da arroganza nei confronti del personale, degli utenti ma anche delle istanze politiche.
Da noi ci ricordiamo del suo comportamento disprezzante nei confronti delle maestranze delle Officine di Bellinzona, delle sue varie promesse mai mantenute e dei suoi tentativi di ricatto verso il Canton Ticino e la Città di Bellinzona. Mentre a Bellinzona sopprime centinaia di posti di lavoro, fa eseguire importanti lavori di manutenzione in Germania.
Grossi investimenti nel settore immobiliare – che rende di più che il servizio traffico, missione principale delle FFS – contrastano con deleteri sbagli in quest’ultimo ambito con ritardi difficilmente ricuperabili nel rinnovo e nell’ampliamento delle infrastrutture e dei convogli. Per citare soltanto un esempio: La “Neue Zürcher Zeitung” riferendosi ai tristemente noti FV-Dosto, treni comandati nel 2010 per 1.9 miliardi alla ditta “Bombardier” per diventare la flotta più importante delle FFS, il 01-05-19 parla di “una cronaca di problemi pressoché senza fine”.
Questo giudizio severo andrebbe applicato a tutta la gestione di Meyer. Le conseguenze le sentono i passeggeri: ritardi continui, corrispondenze mancate, treni sovraffollati, rischi d’incidenti ed una comunicazione che spesso suona di presa in giro. Non soltanto i passeggeri sono vittime del “sistema Meyer” ma di più ancora lo è il personale, esposto a pressioni sempre maggiori sui loro posti di lavoro di grande responsabilità. Mancanza di personale qualificato, impiego di interinali, il programma “Railfit 20/30” (nome ben scelto) che prevede la riduzione di 1400 posti di lavoro entro il 2020 e ristrutturazioni continue senza chiedere il parere di chi concernono peggiorano la situazione.
In questo contesto non dobbiamo meravigliarci che succedano degli incidenti – soltanto con delle porte difettose negli ultimi cinque anni si contano un centinaio di casi – a volte anche con conseguenze letali.
In stridente contrasto con i risultati della sua gestione stanno le pretese di rimunerazione del Signor Meyer. Quando la consigliera federale Sommaruga di recente voleva plafonare la sua rimunerazione annua sotto il milione di franchi, la Signora Monika Ribar, presidente del consiglio d’amministrazione delle FFS e una delle donne manager più influenti nel mondo economico svizzero, difese la pretesa milionaria del suo protetto Meyer con il presunto rischio di “perderlo” se non venisse accontentato.
Perdere Meyer per le FFS sarebbe come per la Posta Svizzera scossa dallo scandalo di “Autopostale” aver visto finalmente partire la direttrice Susanne Ruoff, personaggio molto simile a Meyer.
Queste storie drammatiche rafforzano la nostra convinzione che le ex-regie federali (FFS, Posta) debbano tornare ad essere gestiti dalla Confederazione come vere regie federali del servizio pubblico e non continuare ad essere guidate da manager spietati con il mandato di realizzare profitto a scapito della qualità del servizio da offrire alla popolazione e delle condizioni di lavoro del personale. I mezzi di trasporto pubblici rivestono un ruolo sempre maggiore nella strategia di lotta contro il cambiamento climatico. Come sono organizzati adesso non sono pronti per il loro compito.