Degrado del lavoro, basta scuse. È ora di agire!

di ForumAlternativo

 

Sicurezza. Una parola magica, soprattutto in periodo elettorale, in certi ambienti. C’è l’insicurezza percepita, enfatizzata ad arte per creare allarmismi smentiti da dati statistici di una serie di reati in costante calo, e poi c’è la insicurezza oggettiva, quella vissuta tutti i giorni sui posti di lavoro. La sicurezza che il tuo lavoro sia pagato correttamente e le tue condizioni contrattuali siano rispettate. Rubare sul salario è un reato e come tale va punito. 

Purtroppo quel che regna è il senso d’impunità, dato dalla certezza del padronato truffaldino di farla franca o, mal che vada, pagare una multa irrisoria, inferiore al guadagno realizzato.

 

“Lavori, ma non ti pago”, l’inchiesta andata in onda a Falò giovedì sera, riassume tutta la drammaticità della questione. È una realtà in espansione, non “casi isolati”. Dimostra la non volontà politica di affrontare di petto la piaga, contro la quale bisogna combattere senza esitare, adottando misure incisive deterrenti efficaci. Nei rami professionali ormai fuori controllo come la ristorazione o ampi settori del terziario, ci vogliono controlli sui posti di lavoro, non quelli svolti dietro le scrivanie. Dei 18 ispettori promessi nel controprogetto all’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino”, ne sono stati assunti solo cinque.

 

Come ForumAlternativo, oltre al potenziamento del personale incaricato dei controlli, chiediamo con urgenza l’istituzione di una sezione del lavoro all’interno del Ministero pubblico. Un procuratore pubblico specializzato sulla materia, affiancato da un segretario giudiziario, sarebbe una prima importante risposta istituzionale per debellare quel senso d’impunità a cui oggi assistiamo. È una priorità sociale, non solo in ambito professionale. Chi oggi subisce abusi, chi non viene pagato correttamente, chi lavora gratuitamente, avrà gravi difficoltà a sopravvivere dignitosamente quando andrà in pensione, visti i vuoti contributivi a cui è confrontato. Oltre ai drammi individuali vissuti sulla propria pelle, i danni sociali si ripercuoteranno sull’insieme della popolazione, ponendo in grave pericolo la coesione sociale.

Prevenire è meglio di curare. È ora di agire, è ora di cambiare.