Ticino, terra da record

di Beppe Savary-Borioli*

 

Dopo il primato svizzero dei salari più bassi, delle più alte percentuali di persone senza lavoro (siano esse in disoccupazione o all’assistenza), dei tassi più elevati di precarietà e povertà, del numero più alto di infrazioni contro le misure d’accompagnamento e degli innumerevoli e spesso nascosti casi di dumping salariale che colpiscono frontalieri e residenti, il Ticino può ormai vantare altri due record: si trova nel gruppo di testa dei cantoni con i premi di cassa malati più alti e del loro massimo aumento per il 2020.

Come se tutto questo non bastasse, l’indice di Gini mostra che negli ultimi anni il Ticino è diventato il cantone svizzero con la più grande disparità tra ricchi e poveri. Anche da noi, quindi, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

 

C’è chi ci rimprovera di fare della pura demagogia quando parliamo di questo tristissimo palmarès. C’è anche chi dice che la colpa di questa situazione è da attribuire alla libera circolazione – delle persone, intese come “forza lavoro” e non come ricchi proprietari che portano il loro domicilio in Svizzera per risparmiare sulle imposte – e al facile capro espiatorio dei frontalieri.

 

La responsabilità per le condizioni da “Far West” che viviamo in Ticino, però, è da attribuire a chi paga salari da fame tanto ai frontalieri quanto ai Ticinesi e ai residenti, a chi non vuole i contratti collettivi di lavoro né salari minimi dignitosi, a chi licenzia per impiegare in seguito a salario inferiore per la stessa mansione, ma anche a chi tollera o sostiene questa situazione.

 

Per cominciare a invertire questa tendenza, l’alleanza “Verdi e Sinistra alternativa” chiede per il Ticino uno statuto speciale che permetta almeno di controllare e sanzionare efficacemente i numerosi e frequenti abusi.

 

Dei record si annunciano purtroppo anche nell’ambito climatico e ambientale. Le temperature elevate come mai prima d’ora – segnali inconfutabili del cambiamento climatico in atto – e un inquinamento atmosferico che supera sempre più spesso i limiti consentiti mettono a rischio la nostra salute. Ma anche, più in generale, la sicurezza del nostro Paese e del nostro Pianeta. Se si vuole avere una Svizzera sicura, bisogna anche darsi i mezzi per combattere queste minacce. In questi giorni, nel parlamento federale a Berna si ricomincia a discutere della strategia per eliminare la produzione di gas a effetto serra. Tutte le misure che saranno proposte – e speriamo che ne vengano proposte di efficienti – dovranno però tener conto rigorosamente della loro dimensione sociale: qualsiasi nuova tassa dovrà servire a compensare le disparità sociali che viviamo oggi e a sostenere maggiormente chi non ha i mezzi finanziari per seguire i cambiamenti nel nostro modo di vivere impostici dal cambiamento climatico. La Svizzera deve fare la sua parte a livello locale, ma deve anche partecipare agli sforzi globali per realizzare gli obiettivi necessari, battendosi con convinzione affinché questo cambiamento non avvenga alle spese dei più deboli, in nessuna parte del mondo.

 

Il “New green deal” dell’economia circolare deve realizzarsi nella giustizia sociale e nella solidarietà tra tutti gli abitanti della nostra Terra. Verdi e Sinistra alternativa vogliono dare un contributo per creare una Svizzera più ecologica e più solidale in un mondo sostenibile e giusto. L’“effetto domino” è lanciato, ora si cambia!

 

 

 

 

*candidato al Consiglio Nazionale