Aiuti alla popolazione del Rojava e Conferenza

Comitato ticinese per la Ricostruzione di Kobane

 

Scomparsa dai media, la guerra in Rojava prosegue col suo corollario di morti e feriti. Gli scontri delle ultime ore hanno interessato diverse località, alcune delle quali passate di mano più volte tra curdi e filo turchi. 

 Intanto, proprio sul territorio in mano ai gruppi sostenuti dalla Turchia, si stanno concentrando le attenzioni di molte organizzazioni umanitarie: secondo Amnesty International, i miliziani che hanno occupato questa parte della Siria non stanno rispettando i diritti umani, con razzie, abusi ed uccisioni che hanno preso di mira sia la popolazione curda che gli appartenenti ad altre comunità, a partire da quella cristiana.

 

Tre giorni fa, un prete cattolico siriaco, don Hovsep Petoyan e suo padre, sono stati uccisi dall'Isis a Qamishli, nella provincia nord-orientale siriana di Dar ar-Zor. Dall’inizio dell’offensiva militare turca, gli attentati dell’Isis sono cresciuti del 300%. Nei primi giorni di novembre sono già più di 30 gli attacchi rivendicati dallo Stato Islamico soltanto in Siria. Nel commando di assassini che lo scorso 12 ottobre ha teso l’agguato e massacrato a fucilate la pacifista curda Hevrin Khalaf, è stato appurato che vi fosse anche un ex capo dell’Isis, Salim Turki El Enteri, oggi al soldo dei miliziani alleati dell’esercito turco nell’invasione bellica.

 

La situazione per la popolazione civile è drammatica. Per piegare la popolazione locale a lasciare i territori di confine, l’esercito di Ankara ha più volte attaccato la diga Alouk a Serekaniye, una delle città che si trovano dentro la cosiddetta safe zone. Scopo dell’operazione, è lasciare senza acqua la popolazione. La diga attualmente è sotto il controllo delle milizie jihadiste filo-turche che non permettono a nessuno di avvicinarsi alla struttura, con il chiaro intento di bloccare qualsiasi intervento di riparazione.

 

Purtroppo, vista l’impossibilità di garantire la sicurezza ai propri operatori, la totalità delle organizzazioni non governative presenti sul posto, hanno dovuto abbandonare la regione. L’unica organizzazione umanitaria che sta operando sul terreno in campo sanitario è la Mezzaluna Rossa. Il Comitato ticinese per la Ricostruzione di Kobane, unitamente all’associazione Medici internazionali con sede a Zurigo, aveva già collaborato con la Mezzaluna Rossa in situazione di emergenza, quando la popolazione di Kobane era sotto assedio delle bande nere dello Stato islamico nel 2015-2016.

 

Grazie anche ai fondi raccolti in Svizzera, la Mezzaluna Rossa era riuscita a portare aiuti concreti in campo sanitario e umanitario volti a limitare la sofferenza di bambini, donne e uomini che si trovavano in condizioni estremamente drammatiche. Per questo motivo, il Comitato ticinese per la ricostruzione di Kobane sostiene la campagna di aiuto umanitario lanciata dalla Mezzaluna per fornire assistenza immediata e sostegno a lungo termine alle vittime del conflitto in corso, invitando le persone contribuirvi con le donazioni al conto:

 

Heyva Sor a Kurdistanê Swîsre (HSK-CH)

Mezzaluna Rossa Kurdistan Svizzera

Passage de Montriond 3-5

1006 Losanna Banque Cantonale Vaudoise

Conto: 10-725-4

IBAN: CH62 0076 7000 L543 3416 5

BIC/SWIFT: BCVLCH2LXXX

 

 

Ricordiamo infine, che questa sera, 13 novembre all'auditorium dell'Università della Svizzera italiana si terrà una conferenza dalle ore 20 per informare dell'attuale situazione a seguito dell'attacco dello Stato turco alla Regione autoamministrata del Rojava (nord della Siria), modello politico e sociale di democrazia partecipativa, laica e fondata sul rispetto delle etnie e religioni unico nell'intero panorama mediorientale. "Rojava, un'utopia concreta", a cui interveranno Ozlem Tanrikulu del Comitato affari esteri del Congresso nazionale del Kurdistan, Franco Cavalli (presidente del Comitato ticinese per la ricostruzione di Kobane), moderati dal giornalista di area Francesco Bonsaver. Prima della discussione, sarà proiettato il documentario "I sopravvissuti" di Stefania Battistini (presente in sala), giornalista di Rai 1, un recente reportage dal Nord della Siria e Iraq attraverso i territori liberati dall'Isis.