I retroscena della vergogna di Mosca e di Dubai

(agosto 2019) di RedQ

 

Nel bel mezzo dell’ondata di calore di metà luglio, anche il clima politico si è surriscaldato in Svizzera. 

Dapprima per quella che è stata definita la “vergogna di Mosca”: quattro giorni di festeggiamenti per l’apertura della nuova ambasciata svizzera (costata la bellezza di 42 milioni) per i quali si sono spesi quasi 800’000 franchi, in gran parte coperti da sponsorizzazioni private.

 

E qui viene il bello: tra gli sponsors, oltre al fior fiore del capitalismo svizzero, c’erano oligarchi russi di dubbia fama e soprattutto Glencore e Philip Morris. Glencore è la multinazionale, con sede in Svizzera, accusata da molte ONG di usare metodi anti-ecologici e anti-sociali nelle varie imprese minerarie gestite soprattutto in Africa. Philip Morris è uno dei quattro giganti dell’industria del tabacco a livello mondiale. Approfondendo il tema, alcuni media hanno fatto un’altra scoperta che ha ingigantito lo scandalo: la stessa Philip Morris con 1.8 milioni sarà lo sponsor principale del padiglione svizzero alla prossima esposizione mondiale di Dubai nel 2020.

 

Cassis ha dapprima cercato di salvarsi dicendo che “farà rivalutare il contratto di sponsorizzazione” e che “ad ogni modo tutto ciò non era passato sulla sua scrivania” (intervista RSI). Chi conosce come funzionano le cose a Berna, sa che quest’ultima affermazione non può che essere una scusa.

 

La pressione politica è rapidamente cresciuta, nonostante il periodo delle vacanze, ad un punto tale che Cassis (ex-medico cantonale!) ha dovuto disdire il contratto con Philip Morris. Tutto ciò ha avuto come effetto che nei media si è cominciato a parlare intensamente di un tema di cui di solito pudicamente poco si discute: il ruolo della Svizzera nel mercato internazionale del tabacco.

 

Per capire l’importanza di questo soggetto ci si deve ricordare che il nostro paese ospita la sede generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha calcolato che circa 8 milioni di persone muoiono ogni anno a causa degli effetti nocivi del tabacco. Questo spiega anche come mai l’OMS, che di solito usa un linguaggio molto diplomatico, abbia reagito in modo particolarmente duro alla vergogna di Mosca e a quella di Dubai. Il tema è però politicamente caldo anche per altre ragioni. Dei quattro grandi monopoli del tabacco a livello mondiale, ben tre hanno la loro sede, e in buona parte anche alcune strutture produttive, in Svizzera: oltre a Philip Morris, British American Tobacco e Japan Tobacco International. Solo il monopolio statale cinese non ha sede qui da noi.

 

Oltre alle solite eccezionali agevolazioni fiscali, ci sono due ragioni fondamentali che fanno del nostro paese la sede prediletta di questi monopoli che dominano un settore che non si può che definire come industria della morte. Innanzitutto nel nostro paese la legge permette la produzione di sigarette che contengono una quantità di sostanze nocive superiore a quanto è permesso per esempio nell’Unione Europea. La nostra legge è però particolarmente farisaica perché non permette la vendita di queste sigarette “più velenose” in Svizzera, che sono dunque esportate, per un valore totale dell’export simile a quello del formaggio, soprattutto verso l’Africa e il Medio Oriente. Un’altra ragione è che questi monopoli, grazie al gran numero di accordi bilaterali e di libero scambio tra la Svizzera e altri paesi, riescono in nome dei principi della libertà di commercio promulgati dall’OMC, a sabotare in moltissimi paesi la realizzazione pratica, a livello di leggi promulgate dai vari parlamenti, dei principi dell’accordo internazionale contro il tabacco. Questo accordo è stato lanciato dall’OMS e rappresenta l’unico accordo internazionale dedicato espressamente ad un tema sanitario. A questo punto non sorprende che, benché ratificato da ben 181 paesi, l’accordo non sia ancora stato firmato dalla Svizzera, uno dei pochissimi paesi (assieme agli Stati Uniti) a non averlo ancora fatto, e questo dopo 15 anni di attesa!

 

Ma la lobby pro-tabacco è ben rappresentata nel nostro parlamento, tanto che nel 2016 è riuscita a far respingere dalla maggioranza borghese una legge che avrebbe intensificato la prevenzione contro i prodotti del tabacco. E pensare che questa è la stessa maggioranza che poi si lamenta continuamente dell’aumento dei costi della salute!

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