Storia di un vero sindacato

di Luigi Pagani, detto ul matiröö

 

Un curioso giornale sindacale circola nel Cantone da molti anni. La sua lettura è un’esperienza indimenticabile, di quelle che segnano e fanno riflettere. Nelle pagine troviamo dei contributi scritti in prima persona da lavoratrici e lavoratori, confrontati quotidianamente con la dura realtà del mondo del lavoro ticinese.

Nell’ultimo numero ad esempio, il racconto di un operaio di fabbrica di mezz’età, tale Christian Vitta, alle prese col misero salario da 19 franchi l’ora; la testimonianza del signor Giovanni Merlini trovatosi a combattere a sessant’anni perché senza lavoro; o la storia di due neopensionati, Fabio Abate e Franco Celio, che dopo una vita trascorsa a spezzarsi la schiena sui cantieri, faticano ad arrivare a fine mese con la pensione. Spazio poi ai giovani ticinesi, Alex Farinelli e Nicola Pini, felici di essere emigrati oltre Gottardo, dove hanno trovato salario e condizioni adeguate.

 

L’appassionante lettura prosegue col duro lavoro nei campi della pianura di Magadino di due giovani residenti, Alessandro Speziali e Matteo Quadranti, ritratti nelle fotografie mentre trebbiano il grano a petto nudo sotto il sole cocente. Dopo tanti drammi, una ventata d’ottimismo arriva col racconto dei falegnami Felice Dafond e Diego Scacchi che, sostituiti con lavoratori pagati la metà, sono andati a costruire pozzi d’acqua potabile in Cambogia per una Ong locale. Si conclude col barcamenarsi di Karin Valenzano Rossi, cassiera di un supermercato a tempo parziale, costretta da separata a far salti mortali nel coniugare la cura delle figlie e gli orari spezzettati al negozio.

 

“Progresso sociale”, il periodico dei combattivi Sindacati indipendenti ticinesi di cui potete trovare una copia gratuita in internet, offre un reale spaccato del mondo del lavoro cantonale attraverso la voce dei suoi protagonisti. Una lettura ben diversa da “Opinione liberale”, per capirci.

 

Già si sentono le malelingue sparlare sulla reale rappresentatività del sindacato Sit (peraltro smentita dalle cifre pubbliche delle migliaia d’iscritti) e le critiche ad essere un sindacato intransigente, duro e combattivo. Malelingue che arriverebbero a insinuare dubbi su presunti finanziamenti occulti, addirittura statali, di cui beneficerebbe il Sit in cambio d’imprecisati favori. Sono solo voci alimentate ad arte da ambienti liberali filo-padronali, per discreditare un vero sindacato, da sempre schierato a difesa degli interessi dei suoi iscritti. Inutile forse aggiungere quanto siano miserabili menzogne, perché da noi queste cose non succedono...

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