Disobbedienza civile per l’uscita dal carbone

Deborah Meili, Giovani Verdi

Il governo tedesco, decidendo di uscire dal carbone solo entro il 2038 (tra ben 20 anni), non raggiungerà l’obiettivo climatico di 1.5°C necessario per un futuro vivibile. 

Ciò nonostante negli ultimi mesi milioni di persone siano andate in strada a protestare.

 

Questa è una politica folle che comporta la distruzione delle basi vitali non solo in Germania ma nel mondo intero. L’utilizzo del carbone come risorsa energetica contribuisce in modo importante al surriscaldamento climatico, che causa effetti devastanti soprattutto nel sud del mondo. In Germania l’uscita dal carbone sarebbe la misura più semplice da attuare, ma deve avvenire al più tardi entro il 2030.

 

È dunque necessario dove vigono leggi che proteggono l’ingiustizia agire attraverso la disobbedienza civile. L’alleanza “Ende Gelände” ha annunciato un blocco di massa delle infrastrutture di estrazione e di trasporto del carbone con il motto “Fuori la testa dalla sabbia, via con i piedi dalla fossa del carbone”. Il 30 novembre 4'000 attiviste e attivisti hanno bloccato le miniere di carbone a cielo aperto e i binari di trasporto in Sassonia e Brandeburgo. Con i propri corpi le attiviste e gli attivisti hanno ostruito l’industria del carbone. La rivendicazione non solo è l’uscita dal carbone, ma anche la giustizia climatica e il cambio di un sistema economico che si basa sullo sfruttamento insostenibile delle risorse e sulla crescita a tutti i costi. Anche le attiviste e gli attivisti di “Fridays for Future” erano nelle vicinanze dei luoghi occupati per esprimere la loro solidarietà all’azione.

 

“Ende Gelände” è un movimento che raggruppa svariate attiviste e attivisti che si battono su più fronti per una giustizia climatica e ambientale. L’organizzazione è semi-professionale e si basa sul principio della democrazia di base. Sono organizzate in modo periodico diverse attività di formazione e di mobilitazione contro specifiche attività dannose per l’ambiente, come per esempio l’occupazione dei siti di estrazione della lignite in Sassonia. Per eventi del genere, la logistica è immensa, tra accompagnatori sanitari, giuridici e osservatori parlamentari.

 

L’approccio è pacifico e rispettoso e verte sulla protezione contro la repressione delle attiviste e degli attivisti. Proprio perché lo scopo del movimento è quello di raggiungere una giustizia globale, una particolare attenzione è posta all’inclusività delle attività per permettere a tutti di partecipare, anche alle persone con disabilità. Le attiviste e gli attivisti spesso vengono dipinti come criminali, ma in realtà si tratta di persone preoccupate per il futuro dell’umanità e che sono disposte a correre il rischio di pene legali pur di raggiungere l’obiettivo climatico (netto zero emissioni fossili globali entro il 2050) in tempo. Sarebbe da chiedersi chi in realtà compie un delitto: le attiviste e gli attivisti che praticano una disobbedienza civile e pacifica o l’industria del carbone, accelerando la nostra corsa contro un muro?

 

“Ende Gelände” spera che questa sia stata la sua ultima azione e che bloccare l’infrastruttura del carbone non sarà più necessario. Se un altro intervento sarà imprescindibile anche l’anno prossimo, si dovrà fare in modo che esso sia ancora più incisivo, in modo da arrestare completamente tutta l’infrastruttura di estrazione del carbone, lanciando un chiaro segnale al mondo intero. Anche attiviste e attivisti dalla Svizzera hanno partecipato all’azione. Come Giovani Verdi diamo la nostra solidarietà e riconoscenza a tutte e tutti coloro che si battono per un futuro vivibile.