Quando mi si tacciò di antisemitismo e negazionismo

di Franco Cavalli

 

Nel luglio del 2018, su invito della Linke, avrei dovuto partecipare in veste di esperto sulla sanità cubana ad una riunione di una commissione del Bundestag Tedesco, in quanto diversi parlamentari erano interessati al modello di medico di famiglia che sta alla base del sistema cubano. 

Qualche settimana prima del termine, un mio conoscente, giornalista a Berlino, mi chiamò dicendomi che stava scoppiando una polemica contro di me, che secondo lui era iniziata da circoli di destra legati all’ambasciata israeliana. Difatti una serie di giornali, sia stampati che online, portava titoloni del tipo “Negazionista dell’Olocausto invitato al Bundestag”. Il riferimento naturalmente era al sottoscritto.

 

Mi procurai in fretta tutto quanto potevo e ben presto capii da dove era nata la storia. Faccio quindi un passo indietro.

 

Nel 2011 avevo visitato con alcuni parlamentari svizzeri i territori palestinesi occupati e la striscia di Gaza. Durante un’intervista alla RSI avevo affermato che secondo me “Gaza era la più grande prigione al mondo a cielo aperto e che alcuni quartieri mi davano l’impressione di essere un campo di concentramento”. Qualche mese dopo un giornalista della Basler Zeitung (allora in possesso di Blocher) mi telefonò chiedendomi se mi rendevo conto che “il parlare di campi di concentramento a Gaza era linguaggio usato da circoli di estrema destra in Germania per giustificare o rendere meno grave l’Olocausto”. Naturalmente di tutto ciò non sapevo niente e, dopo essere stato attaccato per questo nel giornale basilese, domandai il diritto di replica e spiegai ampiamente la mia posizione, ricordando le mie molte battaglie contro l’antisemitismo ed addirittura il fatto d’aver una volta finanziato a mie spese una causa contro un carro del Rabadan che portava delle scritte antisemite. (Per la cronaca, dopo vari ricorsi il procuratore generale Antonio Perugini liquidò la faccenda dicendo che “a Carnevale ogni scherzo vale”.)

 

Il tutto era finito lì. O almeno credevo. Sette anni dopo, in Germania, un deputato della FDP (Partito Liberale Democratico tedesco) usava questo episodio per accusarmi di essere antisemita e un negazionista dell’Olocausto!

 

Immediatamente fu annullato il mio invito al Bundestag. Raccolsi rapidamente una documentazione sulle mie battaglie contro l’antisemitismo e, sostenuto anche dalle dichiarazioni di Dick Marty e di Ruth Dreifuss (quale unico Consigliere federale di origine ebraica mai avuto nel nostro governo), riuscii a far cancellare almeno da alcune edizioni online questi attacchi, ma nonostante gli interventi presso il Presidente del Bundestag, il Presidente della Commissione relativa e tutti i capigruppo, non riuscii mai a far cancellare del tutto questa ingiustizia.

 

Attraverso amici tedeschi cercammo di chiarire con vari avvocati, specializzati in calunnie giornalistiche, le possibilità di una causa giudiziaria: alla fine ne fui sconsigliato, perché il tutto si sarebbe prolungato per anni, mi sarebbe costato un mucchio di soldi e alla fine si sarebbe arrivati ad una dichiarazione molto generica, senza nessuna chiara condanna del deputato FDP che era all’origine di tutta la faccenda (immunità parlamentare?), né tantomeno dei giornalisti che ne avevano disseminato le accuse.

 

Racconto oggi questo episodio perché, mi sembra importante testimoniare personalmente del fatto che ogni critica al governo di Israele può portare chiunque a subire delle critiche infamanti come quelle di antisemita ed addirittura di negazionista dell’Olocausto.

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