Risotto ticinese con Moni Ovadia e gli «alternativi»

di Tommaso Di Francesco e Angelo Mastrandrea

 

Racconta Franco Cavalli che, quando un gruppo di militanti della sinistra ticinese chiese di far arrivare il manifesto pure nella Svizzera italiana, gli edicolanti imposero che quest’ultimi acquistassero gli invenduti perché, a loro parere, il quotidiano comunista non sarebbe andato a ruba.

Andò a finire che il giornale vendette più copie del previsto, e da allora non se ne è più andato.

 

Ci siamo tornati, un condirettore, un ex vicedirettore e un collaboratore d’eccellenza come Moni Ovadia, venerdì 31 a sera, per chiedere ascolto e sostegno in una delle cento cene di cui parliamo in questa pagina. Ospiti del Forum Alternativo di cui Franco Cavalli, oncologo di fama mondiale, ex deputato socialista al Parlamento di Berna e sostenitore da sempre del manifesto, è il principale animatore. Tra i partecipanti, molti della redazione del prestigioso periodico sindacale Area; e illustri collaboratori del giornale, come Paolo Favilli, che a Lugano è di casa, e Gianni Beretta, l’antico corrispondente dal Nicaragua ed esperto di America latina. Si è discusso di politica italiana, che agli occhi del centinaio e più di lettori invitati a tavola al ristorante Canvetto Luganese luogo storico recuperato e riaperto da una fondazione nel 2000, Osteria Slow Food dal 2003 assomiglia a un «teatrino» che difetta della pragmaticità elvetica. D’altronde, ha ammesso Cavalli, è vero anche il contrario: gli italiani non capiscono la politica svizzera, o meglio come sia possibile che dalla base si possano mettere in continua discussione le scelte dei partiti in un’assoluta democrazia. Lo abbiamo visto in questi giorni che si raccolgono le firme per un referendum contro l’acquisto di una partita di aerei militari da parte del governo, un tema sul quale è impegnato il Forum Alternativo ticinese.

 

E il referendum è «democrazia diretta»?

 

Ci si è infervorati sulla questione palestinese, sul razzismo e sull’antisemitismo con Moni Ovadia, che non ha lesinato critiche alla proposta di Donald Trump sulla Palestina e («non è un accordo, è un diktat»), non ha risparmiato gli xenofobi di casa nostra e neppure i revisionisti alla Giampaolo Pansa, mentre ha riservato elogi solo alla star emergente della sinistra italiana: la «coraggiosa» Elly Schlein, che a Lugano è nata e ha fatto pure le scuole. Per lui sono arrivati applausi e consensi, specie quando ha ricordato che tra i liberatori si «preferisce dimenticare» l’Armata Rossa e quando ha affermato che l’operazione politica di mettere sullo stesso piano nazi-fascismo e comunismo serve solo a sdoganare il primo. Dall’ambiente, con la presentazione dell’inserto del giovedì L’Extraterrestre, al lavoro, con particolare attenzione al ruolo della sinistra, sono state toccate tutte le questioni di più pressante attualità in Italia e nel mondo. Non da ultimo, si è discusso di crisi dell’editoria, della situazione del manifesto e della sua storia più recente.

 

Se è vero che gli svizzeri, a quanto pare, non sono soliti far domande, il fatto che ne siano arrivate tante tra una pietanza e l’altra (per primo, un immancabile risotto ticinese accompagnato da un ottimo vino rosso) può essere interpretato come un segnale di vitalità e di grande interesse per il giornale e per le questioni discusse.

 

Al termine della serata, detratte le spese, sono stati raccolti 2.500 euro, che saranno convertiti in abbonamenti, con l’obiettivo di rimanere più che presenti in Ticino.

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