Storia, presente e futuro dell’autogestione

di Bruno Brughera portavoce AIDA 

 

Il 4 marzo all’aula magna dell’USI a Lugano, organizziamo una serata dibattito con la presunzione di trasformarla in un assemblea di persone che vogliono rivendicare il diritto ad un luogo fisico in cui si possano fare esperienze di autogestione e non solo!

Apparentemente questa richiesta non viene negata dall’attuale amministrazione. Sebbene il consiglio comunale di Lugano ha votato un credito per la progettazione della ristrutturazione dell’ex Macello, hanno detto chiaramente che loro non vogliono più l’autogestione.

 

Di fatto non la vogliono punto e basta anche se i vari municipali affermano che si danno tempo per trovare un’alternativa. Uno specchietto per allodole? Sembrerebbe di sì, perché la commissione speciale per la ricerca di uno spazio idoneo, è presieduta da uno dei più efferati detrattori del CSOA, tale Fabio Schnellmann noto alto funzionario che gestisce gli immobili della città e candidato Plr al municipio. Non solo, la maggior parte dei membri non conosce la realtà e non sa nulla di autogestione.

 

Eppure in svizzera le maggiori città hanno trovato accordi e soluzioni condivise. In Ticino le cose vanno diversamente, la contrapposizione politica non si ferma a divergenze di colore, ma prevarica anche in campo socio culturale per cui se un gruppo di persone si muove in un determinato ambito, può essere che ci si opponga con tutti i mezzi pur di denigrare e impedire il suo sviluppo. L’esperienza del CSOA sembra contraddirmi vista la longeva esistenza del Molino, ma l’arrogante presa di posizione dell’attuale consiglio comunale fa presumere che la resa dei conti sia vicina.

 

In questa fase ottusa di non apertura e accettazione delle diversità, mal si conciliano le proposte di una ristrutturazione volta a ridare ai cittadini luganesi uno spazio a detta dei più usurpato. Peccato che l’ignoranza è piuttosto galoppante nei politici della città. Sembrerebbe che l’accordo sottoscritto più di vent’anni or sono da città cantone e CSOA non sia mai esistito e che faticosamente ora il municipio abbia finalmente il grimaldello per scardinare il cancello dell’autogestione. “Ridaremo nuovo splendore ad uno spazio in degrado e usurpato”, tuonava con enfasi l’oramai ex vicesindaco Bertini. Già, dimenticandosi che il vero degrado dell’ex macello è responsabilità delle amministrazioni comunali attuali e passate visto che i Molinari occupano un terzo del sedime, che lo hanno risanato a loro spese e che lo hanno salvato da due incendi (probabilmente dolosi) innescati in spazi gestiti dalla città. Ma fa pure finta di non riconoscere che gli avventori, diverse migliaia di persone - per lo più giovani- sono anche loro cittadini... l’ex Macello è un luogo di aggregazione estremamente importante e unico in tutto il cantone.

 

Per una volta tralascio l’importanza culturale e politica per far emergere quell’aspetto di loisir, di piacere spensierato che gli spazi offrono a molti giovani. Un luogo dove chiunque può accedervi per passare una serata tra amici o proporsi per un suo concerto o organizzazione di eventi a cui tutti possono scegliere di parteciparvi. Un luogo non omologato e conformato agli ideali canonici che i vari Chiapparino (Claudio Chiapparino Direttore Divisione Eventi e Congressi Dicastero Cultura, Sport ed Eventi presso Comune di Lugano) pensano debbano essere proposti. Un modo di vedere e gestire le politiche giovanili in modo unidirezionale dove le proposte vengono sempre calate dall’alto e magari camuffate da sondaggi e ricerche a doc.

 

La città, la regione e il cantone hanno bisogno di un luogo nel tessuto urbano del centro che sia aperto e fruibile senza che sia gestito con criteri verticistici, senza restyling estetici fini a se stessi. Spazi in cui non è necessario che vi siano operatori di prossimità che organizzano e stimolano. Di luoghi asettici, convenzionali e anche banali, la città è “piena” mentre di luoghi che possono modificarsi, plasmarsi, strutturarsi e adattarsi alle varie esigenze ne abbia bisogno come il pane! Ne basta uno! Che venga di fatto riconosciuta la necessità di autogestione e che venga messo a disposizione uno spazio (quello attuale è da più di vent’anni operativo e più che adatto) fisico gratuitamente concesso a chi da anni promuove solidarietà accoglienza e contenuti di alto valore civico e morale !