Lugano, città che si professa amica dell’ambiente

di Flavio Pico

 

Dopo il grande successo ottenuto dalla cordata Verdi e Sinistra Alternativa (ForumAlternativo-PC), sempre più politici si sono scoperti o riscoperti ecologisti, persino coloro che non molto tempo fa hanno sostenuto la centrale a carbone di Lünen. 

Con l’avvento del sacco dei rifiuti a pagamento, Lugano ha superato ogni parvenza di decenza: chi da tempo pratica la raccolta differenziata sa che ci si scontra con un problema per ora irrisolto, ovvero lo scarto di cucina e la plastica. A proposito di quest’ultima, la UE sta facendo dei passi in avanti: dal 2022 nell’intera comunità sarà bandita la plastica monouso, e anche qualche supermercato in Svizzera sembra voglia combattere questa piaga rinunciando alla vendita di stoviglie monouso entro fine 2020.

 

Per l’umido, Lugano (con la sua grande sensibilità per l’ambiente) ha istituito dei centri di raccolta presso alcuni ecocentri esistenti. Peccato però che gli scarti dei generi alimentari non possano rimanere in casa più di due giorni e questo implica un grande andirivieni dalla propria abitazione al più vicino centro di riciclaggio, e visto che questi centri di raccolta non si trovano nei pressi delle abitazioni, appare evidente che i conseguenti spostamenti privati in automobile produrranno un maggiore inquinamento e un maggiore ingorgo sulle strade cittadine. Non dovrebbe essere difficile trovare una soluzione, non occorre essere dei creativi: basta chiedere ai paesi limitrofi come hanno risolto tale problema.

 

Viene quasi il sospetto che la tassa sul sacco non sia concepita come disincentivo alla raccolta indifferenziata, ma come una vera tassa indiretta per far fronte al mancato gettito dovuti ai continui sgravi fiscali alle persone giuridiche. Basti pensare all’uso sconsiderato dei radar presenti sul nostro territorio che generano delle entrate, a mio parere, spropositate.

 

Spesso veniamo colpevolizzati per la quantità di rifiuti che produciamo, ma nel caso della plastica mi sembra sia chiaro che il consumatore non ha alcuna colpa. Probabilmente sono alcune industrie della plastica che impongono l’uso indiscriminato dei suddetti imballaggi. A questi va l’utile e a noi l’obbligo dello smaltimento, spesso a pagamento (tassa sul sacco).

 

Per tornare a Lugano, una città che a parole dice di avere una grande sensibilità verso l’ecosistema e continua a mantenere alcuni dei propri mezzi di trasporto pubblico a combustione fossile, la dice lunga sull’opportunismo dei nostri politici.

 

Chissà se l’onorevole Zali penserà ora di mettere una tassa ai comuni che generano spostamenti privati per buttare gli scarti di cucina? O forse ci saranno promesse di una quattordicesima mensilità per i nostri anziani con la finalità di potersi pagare l’infermiere che porterà l’immondizia al più vicino Ecocentro?