8 marzo 2020: punto della situazione

Elisa Chiapuzzi*

Il vero significato della giornata internazionale della Donna è ricordare che facciamo parte di una società basata sul profitto economico e che la parità e i diritti delle Donne non sono ancora stati acquisiti, nonostante la manifestazione storica del 14 giugno 2019 che ha visto per le strade Svizzere circa mezzo milione di persone, 10’000 a Bellinzona.

 

Anche nella nostra piccola Svizzera le cifre fanno rabbrividire, infatti dal 2009 al 2018 gli omicidi commessi sono per il 74,7% a donne e ragazze, e secondo i dati del 2016 pubblicati dall’Ufficio Federale di Statistica le disuguaglianze salariali sono del 19.6% in sfavore rispetto agli uomini. Le ore di lavoro domestico non retribuito delle Donne sono 56 miliardi.

 

Purtroppo nel nostro Paese non si fa che ritardare l’entrata in vigore di nuove leggi che favoriscono la condivisione del lavoro domestico e l’educazione dei figli, questo perché l’economia e il denaro hanno sempre la precedenza. I danni che questo sistema capitalista crea sono immensi e chi più ne paga le conseguenze sono le Donne, non solo in perdita di denaro, nel consacrare molti anni a casa, ma anche nel carico mentale dovuto al lavoro di cura ed educazione. Le conseguenze ricadono anche sull’intera famiglia, perché (si sa ma non si dice mai) quando un genitore soffre di conseguenza tutta la famiglia ne risente. Il born-out, la depressione e il disturbo d’ansia sono molto frequenti all’interno delle mura domestiche e lì spesso, purtroppo, rimangono.

 

Vi starete chiedendo perché succede questo: ebbene, il lavoro all’interno di una famiglia, specialmente nei primi anni di vita dei figli, è di 24 su 24, le ore di recupero di energia durante le ore di sonno dei genitori si riduce drasticamente, non ci sono giorni di libero ne vacanze, e la routine giornaliera che questa società ci impone non permette sconti. Purtroppo non tutti hanno a disposizione nonni o amici e nemmeno trovano giusto “parcheggiare” i propri figli presso gli asili nido, anche perché i costi non sono proprio alla portata di tutti.

 

Quando la Donna poi si trova con un neonato e il neo papà obbligato a rientrare al lavoro solo pochi giorni dopo la nascita del bebè, si capisce che qualche cosa proprio non va. Senza contare che dopo pochi mesi per alcune madri scadono le 14 settimane di congedo pagato, e a chi va bene perché non viene licenziata, deve lasciare il proprio neonato a nonni o agli asili nido e magari rinunciare all’allattamento di fondamentale importanza per la crescita psico-fisica del bambino.

 

Sfortunatamente spesso i contratti di lavoro non prevedono ancora la riduzione della percentuale lavorativa, oppure congedi anche per i padri in modo che possano occuparsi pure loro del lavoro domestico e di cura.

 

La parità dei diritti è ancora lontana! Ci vogliono più donne e in particolare con una sensibilità di madre ai vertici di aziende e nelle decisioni politiche per ottenere il cambiamento che tutti auspichiamo, per garantire leggi severe contro la violenza domestica, leggi anti licenziamento prima e dopo la maternità e agevolazione alle donne con figli che intendono riprendere il lavoro. Purtroppo fino a che in politica ci saranno in maggioranza uomini, cambierà poco o nulla.

 

L’8 marzo quindi facciamo sentire la nostra voce, ma poi ricordiamoci che siamo in democrazia e che abbiamo il diritto di voto e di eleggibilità, abbiamo la possibilità di essere elette o di eleggere chi ci rappresenta e intende battersi per i diritti delle Donne e migliorare la qualità di vita delle nostre famiglie. Abbiamo il diritto e il dovere di educare e crescere i nostri figli senza la pressione di una società capitalista e di mentalità ancora troppo retrograda.

 

 

 

 

 

 

* mamma di tre figli e ergoterapista

Candidata al consiglio comunale di Bellinzona n.8

Lista n.2 I Verdi, ForumAlternativo e Indipendenti