Priorità alla salute: il Ticino non deve cedere

USS - Ticino e Moesa

L’Unione sindacale svizzera, sezione Ticino e Moesa (USS-TI), sostiene la decisione del Consiglio di Stato ticinese di chiudere tutte le attività produttive non essenziali.

 

Alla luce della drammatica evoluzione della crisi sanitaria, le misure recentemente adottate in Ticino sono necessarie per contenere la diffusione del coronavirus. Il mantenimento della distanza sociale non è in effetti applicabile in numerose situazioni lavorative, e la situazione sanitaria non permette oggi di lavorare in sicurezza, come per altro condiviso anche da diverse associazioni datoriali dei settori coinvolti. Il contesto relativo al contagio nel nostro cantone, che anticipa lo scenario nazionale, giustifica ampiamente la chiusura delle attività non socialmente indispensabili. Il Consiglio di Stato ticinese dovrà verificare rigorosamente l’applicazione della chiusura e valutare attentamente la sua durata senza subire pressioni d’ogni sorta. La priorità assoluta è la protezione della salute.

 

Il Consiglio federale si esprimerà a breve ed è necessario che riconosca la situazione ticinese e definisca una conformità del “modello” messo in atto nel nostro cantone con il diritto superiore: non c’è più tempo per perdersi in tecnicismi giuridici. Il Ticino si aspetta una decisione politica forte. La aspetta tutta la popolazione, la aspetta chi è al fronte negli ospedali, la aspetta chi garantisce il funzionamento dei servizi essenziali, la aspetta chi sta lottando contro la malattia.

 

Negli scorsi giorni diversi sindacalisti della Svizzera romanda hanno lanciato un appello intitolato “Tutte le attività di produzione e di servizio non socialmente necessarie e non urgenti devono essere interrotte!” Appello firmato anche da numerosi colleghi ticinesi e consultabile a questo link:

https://uss-ti.ch/2020/03/23/tutte-le-attivita-di-produzione-e-di-servizio-non-socialmentenecessarie-e-non-urgenti-devono-essere-interrotte/