di Claudia Fanti - ilmanifesto
Pandemonio tropicale. Il leader «più inefficace al mondo» di fronte alla pandemia insiste: «è solo una febbriciattola». E dopo aver definito l’Italia un paese di vecchi attacca le misure di contenimento della diffusione del Covid-19 adottate dai governatori nei singoli stati: «un crimine».
Che Bolsonaro fosse un pericolo per la salute pubblica era già risultato fin troppo chiaro, ma le sue ultime dichiarazioni hanno realmente scioccato il paese. Già martedì sera, parlando in tv – mentre nelle principali città si alzava l’assordante rumore di pentole del settimo panelaço consecutivo -, il presidente aveva nuovamente paragonato il Covid-19 a una gripezinha, una febbriciattola, accusando la stampa di generare isteria e invocando il ritorno «alla normalità».
«LE NOSTRE VITE devono andare avanti», aveva affermato, chiedendo ai governatori di «abbandonare il concetto di terra bruciata», cioè il blocco delle attività commerciali e «il confinamento in massa». Ed escludendo qualsiasi paragone con l’Italia, nuovamente definita come un paese di vecchi, aveva ugualmente bocciato la chiusura delle scuole: «Il gruppo a rischio sono le persone al di sopra dei 60 anni. Perché allora sospendere le lezioni?».
QUINDI, IERI MATTINA, incurante del diluvio di reazioni indignate, il presidente, indicato dal noto politologo americano Ian Arthur Bremmer come il capo di stato più inefficiente al mondo nella lotta contro la pandemia, ha rincarato la dose, annunciando di voler chiedere al ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta l’adozione di un mero «isolamento verticale», limitato cioè ad anziani o a persone affette da altre patologie, e qualificando le misure di quarantena dei governatori di Rio e di São Paulo, Wilson Witzel e João Doria, come un «crimine». E, ciliegina sulla torta, ha affermato, in assoluta controtendenza rispetto al resto del mondo, che «restare a casa è da codardi».
L’IMPATTO DI TALI DICHIARAZIONI non poteva essere più forte. Persino il giornale O Globo, che tanto ha contribuito alla sua elezione, ha sparato a zero: per Bolsonaro, si legge nell’editoriale, «non ha alcuna importanza il benessere dei brasiliani, la maggior parte dei quali di basso reddito e spesso residenti in favelas o comunità vulnerabili al coronavirus, dipendenti dall’azione di un governo il cui presidente insiste a minimizzare la crisi». Ma contro l’irresponsabilità di Bolsovirus, come viene ora chiamato nelle reti sociali, si sono scagliati un po’ tutti: i presidenti di Camera e Senato, i principali leader politici, governatori, giornalisti, persone di spettacolo, persino alcuni suoi sostenitori pentiti.
BOLSONARO, SU CUI PESA anche il sospetto di aver nascosto la propria positività al Covid-19, «è più nocivo per il paese di qualunque virus», ha dichiarato il Pt in una nota, denunciando la sua incapacità di guidare il paese di fronte alla «più grave crisi sanitaria mai affrontata dal mondo moderno». E che il Brasile sia «senza direzione» lo ha evidenziato anche il governatore di Espírito Santo Renato Casagrande, dando voce a un disagio che ha condotto ieri pomeriggio i governatori di tutti gli stati a riunirsi tra di loro in videoconferenza per discutere i provvedimenti da adottare di fronte alla crisi.
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