Parlare oggi di riapertura è sbagliato e pericoloso

Unia Ticino e Moesa

Gli sforzi compiuti dalla popolazione e da buona parte del mondo economico non vanno vanificati con una ripresa prematura delle attività produttive non essenziali.

 

Il sindacato Unia Ticino lo ribadisce con forza dopo le “fughe in avanti” degli ambienti economici, che con il loro orecchio pericolosamente “selettivo” hanno colto la notizia del superamento in Ticino del picco dei contagi da coronavirus ma non il messaggio delle autorità sanitarie cantonali che invitano a mantenere alta la guardia.

 

Il sindacato Unia ha accolto con la giusta dose di ottimismo e di soddisfazione le cifre relative alla diminuzione dei contagi annunciate dalle autorità sanitarie. Queste sono il risultato delle chiusure delle attività economiche non essenziali, richiesta a gran voce dal mondo sindacale. Parlare già ora di riapertura, come fatto da alcuni settori del mondo economico, è però pura incoscienza. Proprio perché le misure applicate cominciano a dare i loro frutti, devono essere mantenute integralmente, anche nel rispetto degli sforzi fatti dalla popolazione e da tutti quei settori economici fermi e che correttamente non scalpitano mettendo pressione sulle autorità politiche.

 

Mentre si parla di blocchi al San Gottardo e di appelli ai turisti di Oltralpe di non scendere in Ticino per non vanificare gli sforzi collettivi intrapresi, ecco che le pressioni del mondo economico aumentano, in chiara controtendenza e in modo assolutamente incomprensibile. Alle vergognose parole pronunciate dai rappresentanti della grande economia nazionale (dal «non dobbiamo proteggerci troppo dal Coronavirus» del presidente nazionale degli impresari costruttori Gianluca Lardi, al richiamo del Ticino ad una presunta «ragionevolezza» del presidente di Swissmem Hans Hess), sono già seguiti i primi parziali allentamenti delle misure restrittive, peraltro contestati da Unia.

 

Unia nell’ambito delle procedure per il rilascio di autorizzazioni straordinarie, nell’ultima settimana ha dovuto esprimere diversi preavvisi negativi di fronte a richieste oggettivamente non fondate. Così come ha fatto per quanto riguarda la riapertura del cantiere Alptransit del Monte Ceneri, dove è oggettivamente impossibile soddisfare le misure di protezione sanitarie e di distanza sociale. Ma anche in altre realtà lavorative dove questi criteri sono soddisfatti la situazione risulta insostenibile, soprattutto per i lavoratori più vulnerabili. Nelle cave di granito per esempio, le distanze sociali sono certamente garantite, ma i lavoratori sono sempre a rischio lavorando costantemente a contatto con le polveri silicee derivanti dal taglio e dalla lavorazione della pietra, le quali possono avere gravi effetti sul loro sistema respiratorio.

 

Questi sono solo alcuni dei problemi da affrontare nella discussione su una necessaria ripresa delle attività economiche, che dovrà però avvenire a tempo debito e con le adeguate garanzie per la popolazione, per le lavoratrici e i lavoratori. Nell'avvicinamento a questa nuova fase dovranno essere coinvolte le maestranze e i sindacati, i soli a poter controllare, informare e garantire il rispetto delle misure di sicurezza necessarie sul medio-lungo termine.