Attacco turco contro il campo profughi di Mexmûr

Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

 

Esprimiamo la nostra più ferma condanna del grave attacco aereo dell’esercito turco con droni armati contro il campo profughi di Mexmûr. 

L'attacco è costato la vita tre donne che avevano portato le loro pecore al pascolo nei pressi del campo e ferendo altre persone che si trovavano nella zona per accudire il proprio bestiame. 

 

Riteniamo corresponsabili dell’attacco sia il governo regionale curdo sia il governo centrale iracheno. Senza approvazione di queste forze, non sarebbe stato possibile questo il grave attacco.

 

Nel campo profughi di Mexmûr in Iraq del nord vivono circa 12.000 persone. Il campo autogestito e è formalmente sotto la tutela dell’UNHCR. Si trova tuttavia da nove mesi sotto un embargo che il governo regionale del Kurdistan del sud ha proclamato su pressioni del governo turco. Questa situazione rende pressoché impossibile rifornire il campo di acqua potabile e medicinali e già prima della pandemia da corona virus è costato la vita a diverse persone che non hanno potuto accedere a cure ospedaliere nella vicina Erbil.

 

La popolazione di Mexmûr deve essere protetta con la massima dalle istituzioni internazionali competenti. Il diritto internazionale deve essere applicato, l’embargo va rimosso e devono essere impediti gli attacchi dello Stato turco contro la popolazione civile.

 

In questi giorni difficili, in cui tutto il mondo combatte contro la pandemia da coronavirus, lo Stato turco continua a prendere di mira il popolo curdo proseguendo nella sua strategia politica di negazione e sterminio. Sta anzi cogliendo proprio questa emergenza come una vera e propria opportunità per proseguire la sua aggressiva politica militarista e i suoi attacchi di aggressione e occupazione contro il popolo curdo in Turchia, in Siria e in Iraq.

 

Mentre istituzioni internazionali, a partire dall’ONU, in un processo del genere chiedono una tregua, lo Stato turco continua i suoi massacri con ogni mezzo, dagli attacchi militari diretti nel nordest della Siria (Kurdistan occidentale/Rojava) e in Iraq del nord (Kurdistan del sud), fa tutto ciò che è in suo potere per isolare il movimento di liberazione curdo e terrorizzare e espelle la popolazione civile creando altre decine di migliaia di profughi.

 

Non esita nemmeno a interrompere la fornitura di acqua potabile in vaste zone della Turchia e della Siria per impedire la più basilare prevenzione della diffusione della pandemia da coronavirus: il lavaggio delle mani.

 

La Turchia ha appena approvato una legge per liberare le carceri che esclude esplicitamente chi è detenuto per motivi politici. Così dissidenti e oppositori del governo, attivisti politici per la democrazia e i diritti umani, giornalisti, accademici, rappresentanti curdi eletti in Parlamento e nelle amministrazioni locali delle aree curde della Turchia vengono lasciati nelle carceri senza alcuna protezione in balia della pandemia.

 

Il silenzio delle istituzioni e dell’opinione pubblica internazionale non fa che incoraggiare il governo turco a proseguire in questa politica di sterminio.

 

Chiediamo alle amiche e agli amici del popolo curdo, all’opinione pubblica democratica e alle istituzioni italiane di non essere complici della politica assassina dello Stato turco che nel suo infinito disprezzo dalla vita umana e accecato dall’odio nei confronti delle curde e dei curdi, non esita a usare oltre a mezzi militari, l’acqua e lo stesso coronavirus come armi e strumenti di sterminio.

 

Chiediamo quindi di utilizzare con urgenza tutti gli strumenti democratici a vostra disposizione per:

 

– la fine dell’embargo contro il campo profughi di Mexmûr

 

– il rispetto da parte del governo turco della tregua umanitaria chiesta dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, alla quale le Forze Democratiche della Siria hanno già dichiarato la loro adesione

 

– la liberazione delle prigioniere e dei prigionieri politici in Turchia a partire dal Presidente Abdullah Öcalan e degli altri prigionieri reclusi in isolamento sull’isola carcere di Imrali

 

– la fornitura di aiuti umanitari e di mezzi e strumenti per la prevenzione della diffusione del coronavirus all’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell’Est