Ripresa delle attività economiche: ascoltare le lavoratrici e i lavoratori

USS Ticino e Moesa

Troppa fretta e troppi rischi. La rapidità e le modalità decise per procedere alle riaperture progressive delle attività economiche non trovano concorde l’Unione Sindacale Svizzera Ticino e Moesa.

 

L’USS-Ti ritiene insufficienti gli strumenti di controllo statali sull’applicazione delle misure di sicurezza nei vari posti di lavoro e insufficiente il coinvolgimento delle lavoratrici, dei lavoratori e dei sindacati da parte dei datori di lavoro e delle autorità in questo delicata fase di contenimento del COVID-19 che comporta il forte rischio di ricaduta nella crisi. Questa l’analisi dell’USS Ticino e Moesa relativamente agli annunci fatti ieri, sul piano nazionale e cantonale.

 

Nessuno vuole prolungare artificialmente la chiusura delle attività economiche: è forse utile ricordare, ad esempio, che anche i lavoratori dipendenti subiscono pesanti perdite, equivalenti al 25% del salario per chi beneficia oggi del lavoro ridotto! Ma gli imperativi di protezione sanitaria restano prioritari. E occorre prestare attenzione agli appelli dei medici e degli esperti secondo i quali si sta andando troppo velocemente. Con il pericolo che il nuovo picco sarà più grave del primo.

 

In molti settori professionali il lavoro nel rispetto delle distanze sociali non è semplicemente possibile. Pensiamo a molte fasi produttive dell’industria, dove la presenza di due o tre colleghi anche per periodi prolungati è necessaria per assicurare la loro stessa protezione. O ai settori di edilizia e artigianato, dove determinate lavorazioni non possono essere eseguite singolarmente. Prendiamo anche ad esempio i trasporti pubblici dove il rispetto della distanza sociale non è praticamente possibile, tanto più con la prospettata riapertura delle scuole. O ancora il personale delle dogane e delle guardie di confine, pure sotto pressione.

 

Anche qui, ovviamente, si dovrà riprendere o continuare il lavoro, ma dovremo farlo nel rispetto di misure di sicurezza efficaci. Per questa ragione, dalle necessarie discussioni non possono essere esclusi i primi interessati, le lavoratrici e i lavoratori “al fronte”, per riprendere un’espressione molto ricorrente in queste settimane. Perché se da una parte i raggruppamenti di più di 5 persone restano vietati, a maggior ragione quelli di decine e anche centinaia di lavoratrici e lavoratori saranno il fronte della battaglia contro il COVID a partire da lunedì. L’USS-Ti si unisce quindi alle domande già evocate di integrazione delle lavoratrici, dei lavoratori e dei loro sindacati nell’elaborazione, l’applicazione e il controllo delle necessarie misure di sicurezza, chiedendo che la riapertura delle varie attività o la continuazione di quelle già operative sia effettuata solo a queste condizioni.

 

L’USS-Ti ricorda inoltre che vanno esentati dalla presenza sul posto di lavoro i dipendenti con problemi sanitari, i dipendenti che assistono delle persone anziane e delle persone con problemi di salute nel proprio nucleo famigliare, i dipendenti che devono occuparsi di ragazzi al di sotto di 15 anni e non hanno alternative di collocamento. Inoltre, le misure già presentate dall’USS sul piano nazionale a protezione del lavoro e del reddito devono essere implementate rapidamente: pagamento della totalità del salario per i dipendenti in lavoro ridotto con redditi medio-bassi, creazione di un fondo di solidarietà straordinaria per tutte e tutti coloro che siano esclusi dalle varie forme di aiuto già presentate, e divieto di licenziamento, in particolare per le imprese che abbiano beneficiato di aiuti pubblici.