Autopsia di una disfatta

di RedQ

 

Ancora tutta presa dai fumi dei festeggiamenti per le vittorie elettorali di ottobre e di novembre, la sinistra ha incassato un’altisonante disfatta con il clamoroso fallimento del referendum sulla riforma fiscale che (e non lo ricorderemo mai abbastanza) regala 150 milioni ai più abbienti.

Per rendersi conto della portata della batosta, basterebbe rileggere il trionfale editoriale di G. Righinetti “La sinistra fa flop e il Ticino si rilancia” (CdT 15.1.2020), che arriva addirittura alla derisione, sottolineando come si voterà sulla pernice bianca ma non su una riforma fiscale di questa portata. E sì che anche da questo editoriale traspare chiaramente come la casta economico-politica che domina il nostro cantone temesse, e giustamente, il ricorso alle urne: l’ultima volta abbiamo perso solo di 193 voti su un pacchetto di regali meno consistenti, questa volta è ben possibile che ce l’avremmo fatta.

 

Data la portata storica della disfatta, sarebbe secondo noi sbagliato limitarsi a nascondere i cocci sotto lo zerbino. Bisogna analizzare le ragioni che stanno alla base di questo clamoroso flop, anche per evitarne altri simili in futuro. Ed è quanto ci prefiggiamo di fare con questo commento.

 

Il tutto era mal partito con l’attribuzione del coordinamento al segretariato del PS, che è nel bel mezzo di una riorganizzazione strutturale. In una raccolta firme per un referendum in condizioni prevedibilmente difficili (maltempo, feste natalizie prolungate, tempi ristrettissimi), il ruolo della centrale coordinatrice nell’informare giornalmente sull’andamento e nel richiamare continuamente ai loro doveri i vari gruppi è essenziale. E poi che nel PS la militanza per quanto riguarda la raccolta firme faccia, e non da oggi, acqua, è un dato di fatto risaputo.

 

È molto probabile che l’ala bertoliana, dopo che il Consigliere di Stato aveva accettato questa sciagurata riforma, abbia attivamente boicottato la raccolta delle firme: nella sua intervista al Caffè della Domenica (26 gennaio 2020), Manuele Bertoli non sembrava troppo dispiaciuto del fallimento del referendum. C’è inoltre stato chi, in particolare la leadership della VPOD ma in parte anche i Verdi, si è concentrato soprattutto sul contemporaneo referendum per l’aeroporto di Lugano, finalmente riuscito. Gli altri gruppi della sinistra hanno globalmente raccolto il numero di firme promesso: se ci fosse stato un allarme più precoce e più pressante, forse avremmo avuto il tempo anche di compensare le firme mancanti. Magari anche noi del Forum avremmo potuto fare un po’ più del minimo richiesto: questa volta non siamo stati neanche noi un esempio di militanza. Questa avrebbe richiesto di rinunciare a qualche giorno delle vacanze natalizie: è forse chiedere troppo?

 

Anche se ha una struttura ridotta all’osso, da USS Ticino-Moesa ci si pote va forse aspettare qualcosina in più. Non parliamo poi, per amor di patria, dell’inesistenza di molte delle sue federazioni, senza le quali la struttura mantello può fare ben poco. Nel passato era quasi sempre stata UNIA a fare la parte del leone nella raccolta delle firme: questa volta, probabilmente anche perché nel mezzo della transizione tra due segreterie, il suo impegno è stato minore del solito. È possibile che la forza dell’abitudine abbia fatto pensare a molti: “tranquilli, alla fine UNIA salverà la baracca”. Cosa che poi non è avvenuta.

 

Al di là del fatto contingente, sarà utile aprire un dibattito generale sul ruolo dell’impegno politico dei sindacati. Ricordiamo solo, per lanciare questa discussione, che già Gramsci sottolineava come una classe, per diventare politicamente egemone, deve trascendere quella che lui chiamava “l’organizzazione economico-corporativa”, suggerendo quindi che anche il sindacalismo più militante resta una parte subalterna della società capitalistica se non riesce a trascendere questi limiti.

 

Ma questa disfatta ci ricorda soprattutto una verità fondamentale: le vittorie elettorali servono a ben poco se contemporaneamente non si riesce a far crescere la forza politica alternativa nella società. Questo da noi significa, in primis, la capacità di portare avanti con successo iniziative e referendum. 

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