Alcune domande a Elly Schlein

di Franco Cavalli

 

Elly Schlein, 34 anni, nata e cresciuta a Lugano, madre italiana, padre americano, ha ottenuto alle ultime elezioni regionali in Emilia Romagna il più alto numero di preferenze, nonostante si candidasse per una lista nuova, che globalmente ha fatto il 3,8% dei voti.

Durante la campagna elettorale, ha destato scalpore il video che ha immortalato le sue domande a Matteo Salvini a proposito delle sue ripetute assenze a Bruxelles quando si discuteva sulla revisione del Trattato di Dublino sulle migrazioni. Salvini dapprima ha guardato per ottanta lunghi secondi il suo smartphone, poi ha bofonchiato “ma io le riunioni che contavano le seguivo”, per poi scapparsene via. Video diventato subito virale. A Elly, che aveva già partecipato ad un dibattito con Damiano Bardelli a proposito dell’UE (Quaderno 19), ed in precedenza aveva spiegato perché aveva abbandonato il PD (Quaderno 4), abbiamo posto alcune domande.

 

 

Come mai avete chiamato la vostra lista “Emilia-Romagna coraggiosa”?

Buona domanda. Abbiamo parlato di coraggio sia riferendoci al passato dell’Emilia Romagna, che aveva giocato un ruolo essenziale nella resistenza contro il nazifascismo e che dopo la guerra ha dovuto sfoderare coraggio anche per rialzarsi da una condizione di estrema difficoltà. Ma anche pensando al futuro e a tutte le nuove sfide che ci aspettano come cittadini e come forze politiche. Penso al grande tema di come affrontare contemporaneamente l’emergenza climatica e l’emergenza sociale, evitando che l’una vada a scapito dell’altra. Proprio per questo nel nostro programma ci siamo occupati di transizione ecologica e lotta alle diseguaglianze, di problemi della casa, del lavoro, ma abbiamo anche proposto, almeno per certe categorie, trasporti gratuiti ed investimenti nel settore. Ecco perché ci siamo sempre dichiarati una lista di sinistra, ed allo stesso tempo ecologista e femminista.

 

La sinistra della sinistra, penso a PCI, Rifondazione e Potere al Popolo, non vi ha seguiti. Avete cercate di includerli nella coalizione?

Certo, all’inizio ci sono stati dei contatti, ma abbiamo quasi subito capito che non avevano intenzione di lavorare insieme ad una lista ecologista di sinistra, che pur differenziandosi chiaramente dal PD, accettava di entrare nella coalizione diretta da Bonaccini, con una doppia ambizione: evitare la vittoria della Lega, che tutti pronosticavano, ma anche condizionare le scelte future della regione sui temi ambientali e sociali. Quella delle liste di sinistra rimaste fuori dalla coalizione è una posizione che rispetto, ma sapevo che quello spazio non ci sarebbe stato questa volta (infatti si sono fermate tutte allo 0,4%), e penso fosse più utile provare ad essere decisivi nella nuova maggioranza, come noi saremo.

 

Come avete costruito questa vostra lista “alternativa”?

Emilia-Romagna Coraggiosa è un progetto civico e politico che attraverso un percorso di ascolto in tutti i territori è riuscito a tenere insieme alcune forze politiche (Art.1, Sinistra Italiana, E’ viva, Diem25) e rappresentanti significativi della società civile, del mondo associativo e sindacale, persone che si battono per i migranti, movimenti ambientalisti, persone che vivono discriminazioni quotidiane come i Rom e la comunità LGBTQI. Abbiamo quindi cercato di creare qualcosa di nuovo, ma anche in un modo diverso dal solito quando le liste si compongono secondo quote di partito. Abbiamo voluto innovare il metodo cercando insieme le persone più credibili sulle battaglie sociali, ambientali, per il lavoro e per i diritti. Un metodo e una prospettiva nuovi per provare a rivolgersi a coloro che non si sentono più rappresentati dai partiti tradizionali, neanche da quelli della sinistra.

 

Un po’ provocatoriamente potrei dirti che la tua posizione verso il PD assomiglia un po’ a quella del ForumAlternativo verso il PS…

Non vorrei crearvi difficoltà in Ticino, per cui rimango alla situazione italiana. Io sono uscita nel 2015 dal PD perché non potevo più sopportare la sua deriva (vedi Jobs act, posizione sui migranti, riforme deleterie nella scuola, eccetera). In Emilia Romagna ho poi incontrato molte persone, soprattutto giovani, con una netta sensibilità di sinistra, ma che chiaramente mi dicevano “voglio votare la coalizione ma non per questo PD”. Proprio perché non si sentivano più rappresentati da questo partito, nel quale convivono il tutto ed il contrario di tutto. Abbiamo perciò cercato di creare qualcosa di nuovo, di fresco, che potesse rimotivare anche tutte queste persone, decise a contribuire in un modo o nell’altro al rinnovamento di posizioni chiaramente progressiste. Poi, di fronte a una legge elettorale regionale che impone una scelta di campo, ci siamo coalizzati con il PD, perché abbiamo capito che i nostri mondi di riferimento ci chiedevano di unirci e condizionarli. Ed ora abbiamo due seggi in Consiglio Regionale che sono decisivi per garantire la maggioranza e questo ci permette di portare avanti le proposte che abbiamo messo sul tavolo della coalizione: un patto per il clima, il rinnovo del patto per il lavoro dignitoso contrastando precariato e abbassamento dei salari, un piano per il diritto alla casa.

 

Mi pare quasi di capire che sei tentata di rientrare nel PD?

Anche se sto ricevendo offerte molto generose, per ora sto bene dove sono: il punto non è dove vado io, ma dove possiamo individuare un luogo nuovo dove discutere come ricostruire l’intera area progressista, ecologista e della sinistra su basi diverse, a patto che si superino le contraddizioni che ci hanno divisi. Voglio contribuire a creare una rete che abbia una visione chiara (ciò che non si può dire dell’attuale PD) su come si possa far avanzare il rinnovamento della società italiana ed una prospettiva di tipo ecologico-femminista, ma profondamente legata a riparare i danni sociali brutali provocati dal neoliberismo, e su cui per esempio le politiche dei governi di questi anni hanno grosse responsabilità. Bisogna trovare persone credibili, e io continuerò a impegnarmi per sostenerle e contribuire a coagulare tutte quelle forze che possono riunire, in modo plurale ma efficace, un progetto progressista, ecologista e femminista. Se anche il PD vorrà andare in questa direzione senza ambiguità, benissimo, ne possiamo discutere.

 

Perché non ti sei ricandidata nel maggio scorso per il Parlamento Europeo?

Ho provato per dieci mesi a convincere le forze ecologiste e della sinistra che fosse giunto il momento di costruire un unico progetto attorno a una visione chiara e condivisa del futuro, senza ambiguità sugli effetti nefasti delle politiche di austerità, sulla transizione ecologica e la lotta alle diseguaglianze, sulla buona accoglienza, sulla parità di genere e il contrasto all’elusione fiscale delle multinazionali. Ce n’erano tutti i presupposti ma non si è fatta per logiche identitarie e personalismi, quindi non volevo prestarmi a una frammentazione irresponsabile. Me lo chiese anche il PD all’ultimo, ma non mi pareva una scelta coerente col mio percorso e sarebbe stata divisiva per i mondi con cui ho lavorato in questi anni.

 

Ultima domanda: dopo le elezioni regionali, nell’Emilia-Romagna c’è chi a sinistra rilancia l’idea del maggioritario. Per noi sinistra svizzera una bestemmia…

Non sarei così apodittica e poi non sono così sicura che la crisi dei 5 Stelle, che effettivamente qui in Emilia-Romagna han fatto appena un punto percentuale più della nostra lista, sia definitiva e che ci si stia veramente avvicinando nuovamente ad una situazione di bipolarismo. Anche se bisogna ricordare che la legge attuale è mista, con quota proporzionale e collegi uninominali. La discussione sulle leggi elettorali è sempre complessa e non credo che ci sia una sola soluzione valida dappertutto e in ogni situazione. Da una parte è vero che bisogna assicurare la rappresentatività di quanto la gente esprime con il suo voto. Dall’altra però, soprattutto in un paese come l’Italia con una forte instabilità governativa, non si può tralasciare completamente l’aspetto di avere una legge che permetta di costruire un assetto governativo stabile. Serve equilibrio tra rappresentanza, possibilità per gli elettori di scegliere i propri rappresentanti, e stabilità di governo. La situazione è molto, ma molto diversa da quella svizzera… quindi, per intanto, affaire à suivre.

Tratto da: