di Damiano Bardelli
Voler risolvere i problemi sociali e ambientali del nostro tempo senza conoscere i meccanismi del capitalismo è un po’ come provare a montare un mobile Ikea senza le istruzioni: si può dedurre intuitivamente la funzione di certi pezzi, al punto da riuscire a metterne insieme alcuni alla bell’e meglio, ma il risultato finale sarà inevitabilmente instabile, pronto a crollare al primo alito di vento.
In quest’ottica, dalla crisi finanziaria del 2008 diversi economisti hanno invitato a riscoprire l’opera politico-economica di Marx in quanto strumento fondamentale per capire il capitalismo. Peccato solo che un saggio come “Il capitale” sia estremamente ostico, con i suoi continui riferimenti agli economisti di fine Settecento e della prima metà dell’Ottocento, le sue metafore intrise di cultura classica, i suoi esempi vecchi di due secoli e le sue costruzioni sintattiche circonvolute. Senza dimenticare che si tratta di un lavoro incompleto, ricostituito per due terzi da Engels a partire dalla monumentale quantità di bozze e appunti lasciati da Marx alla sua morte, con tutte le conseguenze del caso sulla coerenza del testo. Leggere “Il capitale” oggi, quindi, richiede delle basi che non sono più attuali e costituisce praticamente un lavoro di ricerca a tempo pieno.
Con “Marx e la follia del capitale”, il geografo David Harvey, professore alla City University di New York (CUNY), risponde proprio a questo problema. Profondo conoscitore dell’opera economica di Marx (nonché uno dei più grandi intellettuali marxisti viventi), Harvey rende accessibili e attualizza le analisi sviluppate da Marx ne “Il capitale”: in poco più di 230 pagine, approfondisce i meccanismi, le dinamiche e gli attori che regolano il funzionamento del capitalismo contemporaneo, basandosi in particolare sulla nozione chiave di “valore” e la definizione marxiana del capitalismo come “valore in movimento”. Va sottolineato che il libro, per quanto agile e snello, non è una lettura facile: il tema affrontato è estremamente complesso e Harvey ne restituisce con rigore la complessità.
Come brillantemente dimostrato da questo libro, Marx si conferma una referenza irrinunciabile per rispondere in modo efficace alle urgenze sociali e ambientali del nostro tempo. L’opera politico-economica di Marx non va però intesa come un manuale, una guida che indica una via prestabilita o tanto meno un totem da venerare. Con i suoi scritti, in particolare con “Il capitale”, Marx offre una chiave d’accesso che permette di osservare la complessa macchina del capitalismo dall’interno, rivelandone i meccanismi e gli ingranaggi invisibili all’osservatore esterno.
L’auspicio è che libri come questo possano svegliare dal loro torpore quelle ampie fette dell’area progressista e ambientalista perse nel sogno keynesiano di un capitalismo dal volto umano ed ecologicamente sostenibile, per sua stessa natura irrealizzabile. Il tempo per superficiali fantasticherie come questa è ampiamente scaduto.
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